10 settembre 2000 (Romanzo epistolare)

Una vita difficile romanzo epistolareOrmai vivevo immersa nelle scartoffie, tra appunti, diari, agende, libricini, guide. Il mio mondo era fatto di atlanti geografici, testi di chimica, formule di matematica, articoli di giornali, saggi, riviste, guide turistiche. I viaggi che non potevo fare li facevo con la mente consultando le guide turistiche e guardando interessanti documentari. Mi interessai alla classificazione dei funghi, agli insetti, alle stelle. Da loro prendevo spunti per scrivere articoli di viaggio su apposite riviste. Ero abbonata a mensili, a riviste di economia e politica. I politici li detestavo. Erano persone ipocrite, egoiste che predicavano bene e razzolavano male. Chiedere un favore a loro significava nutrire il proprio cuore di false speranze. Di solito pensavano solo al proprio tornaconto personale fingendo di essere disponibili e di aiutare gli altri. Erano tutti uguali, votare per uno era votare per tutti. Avevano tutti le stesse caratteristiche, lo stesso atteggiamento. Ti cercavano affettuosi e sinceri solo quando avevano bisogno di voti. Poi sparivano inghiotti nel nulla, inebriati dal successo, da un nuovo incarico. La loro vita era tutta una corsa verso il successo, verso una poltrona. I politici cattolici ostentavano le loro opere di carità per ottenere i voti dell’elettorato cattolico. Una volta ottenuto il potere si comportavano come perfetti atei, dimenticando tutti i valori cristiani. La solidarietà era predicata, esisteva a parole sulla carta. I loro discorsi erano infiammati, parlavano di amor di patria, di rispetto, di uguaglianza. Erano discorsi coinvolgenti, infuocati pieni di belle parole. Il bene della nazione, la equa distribuzione della ricchezza erano temi affrontati con slancio. I discorsi erano pura oratoria, esercizio, servivano solo per coinvolgere le persone. Una volta al potere dimenticavano le promesse fatte e si abbandonavano a una vita sfarzosa. I politici andavano a teatro, nei musei, facevano viaggi costosi, si compravano ville e palazzi nei posti più belli e turistici. Gli altri non contavano, non esistevano. Le amicizie influenti nell’ambiente politico vengono utilizzate e si cerca un rapporto solo con gente del proprio ceto. I ceti inferiori possono continuare a marcire nelle case popolari, nei quartieri periferici, nei ghetti senza speranza di un miglioramento economico, sociale. L’istruzione elevata aperta a tutti, costituzionalmente garantita che è privilegio di pochi eletti. Solo pochi possono frequentare istituti di lusso a pagamento. Per gli altri, per la massa ci sono le scuole pubbliche fatiscenti, abbandonate a se stesse, prive anche di importanti mezzi didattici. Il potere ha sempre lo stesso volto, cambiano solo i nomi, le epoche. Il potere degli zar, dei romani, è sempre lo stesso, mostra al popolo sempre lo stesso volto. I libri mi avevano insegnato lo scarso valore della politica. La storia mi mostrava chiari esempi di potere sbagliato, deleterio, meschino. Dai libri prendevo degli spunti per vivere meglio. Spesso mi comportavo come l’eroina di qualche bel romanzo. I libri erano un conforto. Nelle amarezze della vita avevo trovato degli amici sinceri, che non mi tradivano mai. Con i ragazzi avevo adottato un sistema infallibile, un metodo che mi consentiva di vivere in pace, senza perturbazioni. Praticamente ogni volta che incontravo qualcuno che mi piaceva cercavo sempre di trovare in lui dei difetti sia fisici che morali. Mi convincevo che non era oro tutto quello che riluceva. Magari dicevo che era troppo basso, troppo altezzoso, poco comprensivo. IL Più delle volte trovavo che i giovani erano poco umani e troppo audaci. Il loro corteggiamento mi appariva per certi versi ridicolo. Conoscevo a memoria tutte le loro trappole, grazie alla lettura dei libri. Sapevo che ricorrevano a vari segnali per far capire il loro interessamento, ma sapevo anche che pur di ottenere il loro scopo, ossia portarsi a letto una donna, erano capaci di mentire in modo spudorato. Amavano le avventure, passare da una storia all’altra. Ogni tanto qualcuno si sposava per amore, altri per interesse. Certo se la amata era ricca era tanto di guadagnato. L’interesse non era mai totalmente fuori dai loro ragionamenti e progetti matrimoniali. Le donne le potevano avere anche una al giorno, non c’era bisogno delle nozze. Se rinunciavano alla loro libertà in cambio volevano una buona posizione sociale. La prescelta di solito doveva essere bella e avere altri requisiti come il lavoro, i soldi, la rispettabilità sociale. Nei ceti elevati si guardava anche al mestiere del padre, la figlia di un noto magistrato era meglio della figlia di un misero impiegato comunale. Compresi che esisteva una dura legge: ci si poteva sposare solo si sceglieva una persona appartenente al proprio ceto. Se si cambiava ceto si rischiava grosso. I ceti in alto avrebbero sempre guardato in modo sospettoso l’intruso accusandolo anche di essere un arrampicatore sociale. Le classi elevate sono prese dalla contabilità, non conoscono le oscure leggi del cuore. Al muscolo cuore si deve chiedere di non innamorarsi mai fuori del proprio ceto. Il matrimonio per certe classi è un buon investimento sociale. Anche anticamente si facevano matrimoni combinati. Napoleone si sposò anche per ubbidire alla ragion di stato e non solo lui. Il potere comporta degli enormi sacrifici, se si è ambiziosi si deve calpestare, se è necessario, anche l’amore. Non solo gli uomini guardano gli interessi quando si tratta di convolare a nozze, anche le donne amano un portafoglio pieno. Le donne amano gioielli, pellicce e quindi possono sposare anche un benestante che non amano. L’amore si può trovare magari in un secondo momento. Un amante è una comoda soluzione, quando si ha un marito idiota che non si ama.

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