20 luglio 2000 (Romanzo epistolare)

Una vita difficile romanzo epistolareLa tragedia avvenne quando avevo otto anni e frequentavo la terza elementare. La scuola ormai mi annoiava ed era sempre la solita routine. L’estate andavo al mare con le colonie o con una cugina di mia madre. Mia madre non sopportava la sabbia, il sole per la sua malattia nervosa ed era troppo obesa per esibirsi sulla spiaggia. Mio padre aveva sempre qualche convegno in Canada in altri paesi lontani, dove spesso portava Matteo. Matteo era il suo erede naturale e quindi doveva abituarsi a certi ritmi di vita oltre a seguire le orme paterne. Lui venne inquadrato sin da piccolo, obbligato a seguire una certa disciplina, per fortuna non era un carattere ribelle. Su certe questioni mio padre era deciso, irremovibile, contrastarlo era una missione impossibile. Aveva un carattere talmente autoritario che contraddirlo significava scatenare la sua ira. Frequenti erano le liti, le scenate, le frasi pungenti, i maltrattamenti, le botte. Per quieto vivere ci eravamo rassegnati ad ubbidire senza batter ciglio. Se ci avesse detto di buttarci tutti nel fiume, per evitare una sua reazione, l’avremmo fatto senza problemi. L’importante era mantenere l’equilibrio. Una piccola cosa andata storta poteva far precipitare tutto e provocare la sua rabbia. Spesso si sfogava con mia madre accusandola di essere l’artefice dei disastri. Se tutto andava bene era suo merito, in caso contrario dipendeva da mia madre. Quando accadde la tragedia mia madre fu messa al bersaglio e accusata anche dai parenti.

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