21 giugno 2000 (Romanzo epistolare)

Una vita difficile romanzo epistolareMia madre aveva sposato a ventidue anni e a ventiquattro si trovò incinta. La sua bellezza era intatta, la sua carnagione vellutata. Lei avrebbe voluto fare viaggi, divertirsi ma si accorse ben presto che la sua vita era monotona, priva di stimoli. Lei amava l’arte, la musica, lui invece era amorfo, insensibile al fascino dell’arte. Lui preferiva chiudersi in casa a guardare la tv, a fare conti e disegni per lavoro. Passava giornate chiuso nello studio a fare i conti, preventivi, telefonate, ignorando persino la presenza di Carla, che spesso veniva cacciata in malo modo. Con lei era sgarbato, aveva modi bruschi, grossolani. Spesso quando uscivano insieme lui guardava altre donne e gli si illuminava il viso. Tutti gli uomini più o meno si comportano così, ammirano la bellezza, la bellezza li colpisce e in questo sono deboli. Una donna bella se vuole può ridurre un uomo sul lastrico. Carla si sentiva umiliata quando lui si girava ad ammirare le ragazze di passaggio. La sua bellezza con la gravidanza stava sfiorendo. Il ventre gonfio, il viso pallido, emaciato. Man mano che proseguiva la gravidanza si sformava, aumentava di peso, le gambe erano gonfie. Lui stesso le faceva notare i suoi difetti, la prendeva in giro per certi capi di abbigliamento, per l’uso di certe calze. La maltrattava anche durante la gestazione, senza rispetto. Un giorno giunse perfino a darle uno spintone facendola cadere sul pavimento della sala. Spesso la picchiava, anche con violenza. Lei no osava dirlo a nessuno nemmeno a sua madre. Una donna sposata, per la mentalità di allora, era di proprietà del marito. Il marito poteva tradire, bere, a lui era tutto concesso, ma la moglie doveva stare al suo posto. Il divorzio era uno scandalo e se accadeva, la colpa era della moglie, sempre giudicata male. Allora non si pensava a divorziare, bisognava sopportare il laccio, anche stretto. Penso spesso al significato della parola scapolo, che propriamente significa senza cappio. Il divorzio non rappresenta certo la soluzione ai problemi, specie se ci sono figli. L’ideale sarebbe migliorare il proprio ottuso comportamento, farsi un accurato esame di coscienza, andare incontro alle esigenze dell’altro che non è un burattino nelle nostre mani, ma un essere umano. Gli egoisti non hanno rispetto per gli altri, spesso neanche per se stessi. Dopo una gravidanza dolorosa, fatta di rinunce, di tanti malesseri nacque Matteo, un bel maschietto di quattro chili. Roberto andò, come si suol dire, in brodo di giuggiole. Era nato l’erede, il portatore del nome di famiglia. Poteva essere orgogliosa di aver fatto un maschio. Anche i nonni furono felici. Roberto si attaccò morbosamente al piccolo, viziandolo, circondandolo di affetto morboso. Matteo nacque sentendosi amato. Tutto era stato preparato per lui: una cameretta celeste, pupazzi di peluche, giochi, regali d’oro. Per questo Matteo crebbe prepotente, sicuro di sé. Nulla poteva essergli negato, era abituato ad avere tutto e subito. Carla passò naturalmente in secondo piano, del resto era grassa, che voleva! Non riusciva a recuperare la linea del passato, nonostante tutti gli sforzi. Si sottoponeva a cure drastiche, a scosse elettriche, a massaggi. La sua era diventata una fissazione, se suo marito sceglieva un’altra era giustificato. Non riusciva a dimagrire e per giunta il petto era diventato floscio, informe per l’allattamento. Si sentiva uno scarabeo, un mostro. Non si guardava allo specchio per non inorridire. I vestiti del passato, con cui aveva fatto girare la testa a tanti giovani, non le andavano più, erano stretti. I fianchi erano larghi, il ventre non era più piatto. Si vergognava perfino a uscire. Roberto spesso le diceva in tono canzonatorio che somigliava a una mucca. Bisogna sempre essere perfetti. Se le veniva una bolla sul viso lui la respingeva non la voleva baciare, facendo smorfie di disgusto, come se fosse colpa sua. La repulsione di Roberto cresceva, a mano a mano che passava il tempo e che nell’ambiente di lavoro incontrava donne in carriera, con le minigonne mozzafiato, i capelli tinti, la sigaretta in bocca, lo sguardo tagliente, la bocca rossa come le fragole. Con qualche collega si era perfino incontrato e ne era nata un’avventura, ma quelle erano donne formose al punto giusto! Carla intanto pensava che era meglio se non si fosse sposata, almeno io non ero nata. Nessuno conosce quello che avviene nel cuore di una donna trascurata dal marito. Carla non aveva un lavoro e questo era un male. Per poter essere indipendenti nella vita occorre prima di tutto avere l’indipendenza economica e questo specialmente per una donna. A lei veniva costantemente rimproverato l’uso improprio, a detta di Roberto, del denaro. Magari poi Roberto spendeva per cose futili un patrimonio, senza contare i soldi che se ne andavano per regali alle sue amiche occasionali e ai suoi amici. Roberto rimproverava Carla per l’acquisto di un abito, lo stesso che poi lui ammirava indossato da altre donne. L’atteggiamento di Roberto era veramente contraddittorio e molto irritante. Carla l’avrebbe volentieri preso a schiaffi, ma si tratteneva. Bisognava salvare le apparenze. Infatti dall’esterno tutte le coppie sembrano felici ma poi se si va a scavare nel profondo si scoprono turbolenze e magagne. Tutti, nessuno escluso, tirano avanti per quieto vivere, ma nel cuore sentono il vuoto e il peso di una storia sbagliata.

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