23 febbraio 2001 (Romanzo epistolare)

Una vita difficile romanzo epistolareNonostante le liti con mio padre l’idea di andare a Lourdes non mi abbandona. Se non altro per seguire le direttive di mia madre, visto che sono giorni che seguo le regole di mio padre. Non lo ritengo un viaggio complicato come vuol farmi credere mio padre. Lui vede insidie ovunque. Lui disapprova e condanna questo viaggio e quindi mi ha fatto chiaramente intendere che non mi darà i soldi necessari. Lo considera un viaggio inutile, diseducativo. La religione è l’oppio dei popoli per lui. Accetta un mio viaggio in altri luoghi ma non nella sede del culto mariano. In fondo all’anima mio padre teme per la mia salute. A cena davanti a un piatto fumante né parliamo più volte, ma lui resta fermo nella sua posizione iniziale. E’ un uomo forte, è difficile tenergli testa e fargli cambiare idea. Da questo punto di vita è una roccia, autoritario, dispotico. Io nei miei sogni invece lo vedevo in viaggio con me. Di nuovo il contrasto tra reale e ideale. Da un alto i sogni dall’altro la cruda realtà. Non sarei mai andata in pellegrinaggio con lui, non solo a Lourdes, ma in nessun altro santuario. Devo accettare a capo chino. Ancora una volta mi dovrò rimboccare le maniche, fare tutto da sola, ormai sono abituata. Da piccola giocavo con le bambole e parlavo da sola. Spesso parlavo da sola per strada e la gente mi guardava storto. Non mi spavento, sono anche io dura come diamante, sono figlia di una roccia dopotutto. L’ereditarietà ha il suo peso, il codice genetico è un libro nel quale ogni tanto bisogna leggere. Nella vita non ho mai avuto, nelle questioni serie, l’appoggio di nessuno. Sono rassegnata anzi la mia è una rassegnazione disperata. Nella disperazione intanto penso a possibili soluzioni. Il mio cervello lavora a ritmi allucinanti per trovare un modo per risolvere la faccenda. Faccio ogni giorno un elenco delle possibili soluzioni. Scrivo nero su bianco le eventuali opzioni e cancello quelle che hanno avuto un esito infausto. Ma non cedo di un millimetro nel mio proposito. Non sogno diamanti, viaggi esotici, auto di lusso, libri rari sogno solo un pellegrinaggio dove non andrò a divertirmi. Del resto non ho mai conosciuto il divertimento puro che vivono i giovani d’oggi. Non mi sono mai ubriacata, non ho mai fatto le ore piccole, non ho mai fumato uno spinello, non ho mai partecipato a corse folli, non ho mai ballato fino a tarda notte. Sono cose che all’inizio mi sono mancate, poi ho scoperto che se né può fare a meno benissimo. Non si è più uomini se si beve a dismisura birre e alcol. Non sopporto dei giovani questa voglia di sballo, di ubriacatura a tutti i costi. Cosa si costruisce tornando a casa sbronzi? Casomai si distrugge la propria salute andando con ordine. La vita disordinata è piena di vizi. I giovani mi appaiono smodati, bevono, fumano droghe, vivono la notte. La loro è una ricerca continua di emozioni, di follie. Devono stupire, devono stupirsi. Non provano veri sentimenti, non restano a bocca aperta davanti a un tramonto. Non provano pietà infatti le persone in difetto le deridono. Passano il tempo nei bar, nei locali a sorseggiare drink, ma anche pe loro ci sarà il tempo della riflessione, dell’angoscia. Non sono immortali, un giorno faranno i conti con il proprio cinismo e sarà troppo tardi. I giovani no sono preparati al lutto, al dolore, alla pietà eppure nel mondo esiste tutto questo. Loro preferiscono voltare le spalle alla realtà e stordirsi. Non sono buoni per loro e nemmeno di conseguenza per gli altri. Hanno il fegato distrutto dalle droghe, i capelli rasati per seguire stolte mode, i tatuaggi colorati sui bracci come tanti detenuti del passato, i vestiti firmati sciatti che sembrano profughi. I valori non ci sono, ma chi li ha insegnati? In questo deserto i coetanei non mi sono di aiuto. Sono presi nel gorgo del divertimento, io sono una perdita di tempo. La mia serietà, la mia onestà, il mio modo di pensare e di essere non li attira, anzi li respinge nel limbo dove si distrugge. Una cultura che distrugge è una non cultura. I giovani distruggono, rompono i giocattoli, le relazioni, le amicizie, le auto, le moto con una disinvoltura agghiacciante. Impassibili viaggiano sugli autobus e non lasciano il posto agli anziani, ai bambini. Nel loro modo libero di vivere sono crudeli, egoisti. Esiste solo il loro mondo fatto di coca cola, gomme da masticare, tute firmate, fidanzatine scollate, musica a tutto volume. Gli altri possono arrangiarsi. Si possono trovare anche ragazzi studiosi e seri ma spesso vengono derisi dai compagni più svegli. Anche dove lavoro molti sostengono che la laurea non conta nulla, ci vogliono le capacità, la sveltezza. Si può essere laureati e perfetti idioti. Io è vero sono una idiota ma educata. L’educazione è la base principale, senza di essa siamo bruti, animali offensivi e aggressivi. La disciplina viene rifiutata dai giovani che amano trasgredire. Sono felici solo quando infrangono le regole. Peccato che spesso e volentieri si danno la zappa sui piedi. Molti sono i giovani che muoiono per sbadataggine, per spavalderia. Ci sono i morti del sabato sera, i morti sulla neve per imprudenza, i morti per overdose. Usano sostanze che tolgono la lucidità mentale per essere dei manichini senza involucro. Perdono il contatto con la realtà e alla fine con se stessi. Non si riconoscono neppure allo specchio. Come vedi non posso contare su di loro per la riuscita della mia impresa.

 

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