24 Giugno 2000 (Romanzo epistolare)

Una vita difficile romanzo epistolareQuando Matteo aveva quattro anni appena Carla si trovò di nuovo incinta. Questo fu un duro colpo per lei, proprio mentre sperava di poter finalmente dimagrire. Il destino si era accanito contro di lei e non le dava tregua. Generalmente è così, dopo una disgrazia ne seguono a catena delle altre, come se si attirassero fra loro. Una persona è ancora provata da un’esperienza dolorosa, che subito deve sopportare altri mali. Una catena di malanni che si abbatte come una scure. Proprio mentre aspettava me morì all’improvviso suo padre con un infarto e questo evento la gettò in una nera disperazione. Sembrava entrata in un tunnel da cui non ne sarebbe più uscita. Per giunta i fratelli cominciarono a mettere in campo gli interessi. C’era il problema della successione e dell’Hotel. Tutti volevano avere la loro parte e temevano di perdere qualcosa. Fu una lotta cruenta senza esclusione di colpi. Ognuno parlava male dell’altro e cercava di mettere in cattiva luce i rivali. Penso che sono sempre gli interessi e le donne a rovinare le famiglie. Le donne per rivalità e gelosie fra di loro. Il denaro è il signore della vita di molti, per il quale ci sono persone disposte persino a rinnegare gli affetti più sacri. Le cognate di Carta fecero scempio di lei, ne dissero di tutti i colori. Se avesse avuto una sorella le cose sarebbero andate diversamente. Una sorella è più affettuosa e sincera. Tuttavia la madre di Carla stravedeva per i figli maschi. Anche in questa circostanza finì con schierarsi dalla parte dei figli. Mentre Carla soffriva per la perdita del padre, a cui era legata, e per la divisione del patrimonio, Roberto dal canto suo si vestiva e si profumava di tutto punto e usciva con gli amici, almeno così diceva. In realtà si incontrava con una giovane bionda. Negli ultimi tempi era attratto dalle ragazze giovani. Ma non si prende marito per non restare sole? Carla non aveva avuto una spalla su cui piangere. Il giorno stesso del funerale di suo padre era sola perché suo marito era seduto in un altro banco della chiesa. Cosa avrà detto la gente? Aveva sentenziato sua madre. Il problema era dei pettegolezzi, non di Carla che era sola. Ormai il marito era distante anni luce da lei, erano agli antipodi. Lei parlava e lui pensava ad altro. Nelle questioni amministrative suo marito si disinteressava. Lei doveva sbrigare tutte le cose di ordinaria amministrazione. Spesso quando Matteo aveva la febbre doveva chiamare una vicina di casa per poter fare la spesa, perché Roberto era fuori con gli amici, al tennis o chissà dove. Aveva una domestica a ore, ma suo marito non era d’accordo in fondo lei non lavorava e poteva occuparsi di tutto personalmente. Non lavorando non doveva pretendere nulla. Spesso veniva invitata a tacere sgarbatamente. Una cosa era evidente: non aveva ricevuto dal marito una parola di conforto per il lutto. A complicare la situazione contribuiva la gravidanza, che le procurava nausee, dolori, capogiri. Lo stato d’animo di Carla influì enormemente sul feto. Quel piccolo esserino nel grembo doveva aver risentito di quel clima avvelenato. Sentiva l’ostilità crescere intorno a sé. Carla non era amata come non lo era il suo feto. I fratelli che un tempo l’adoravano ora erano spietati rivali sobillati dalle loro consorti. Ben presto rinunciò all’Hotel in cambio di una somma di denaro. Eppure le piaceva così tanto lavorare in quel luogo di mare! Ma con quel pancione dove voleva arrivare? Non potendo più guidare era costretta a prendere dei taxi perché suo marito non aveva mai tempo per accompagnarla. Alle visite ginecologiche andava sempre sola. Con i fratelli ormai era ai ferri corti e non poteva contare su di loro. Con i parenti del marito i rapporti erano stati sempre freddi. Sua suocera voleva far sposare a Roberto la figlia di una conoscente. Lei aveva rovinato i piani. Dove si girava vi erano spade contro di lei. Le amiche, quelle poche che aveva, erano invidiose della sua ricchezza e qualcuna aveva anche fatto degli sguardi languidi a Roberto, che già da molto tempo non era più suo. Questa solitudine amara era pesante, la consolava solo il pensiero di quel figlio che aspettava e che sperava tanto fosse una femmina. Aveva capito che fine facevano i maschi, tutti succubi delle mogli, come i suoi fratelli. Perché non era riuscita a conquistare suo marito? Pensava di essere lei la pietra dello scandalo, in lei c’era qualcosa che non andava. Certo in passato aveva sbagliato: aveva respinto, superba, ottimi partiti, perché era capricciosa e volubile. Aveva rifiutato un ragazzo perché era un semplice cameriere e lei pretendeva di più. Aveva sposato un ingegnere ed era stata punita. L’ingegnere non le aveva dato la tranquillità interiore, l’unica importante, che ora lei cercava. Si sentiva bruciare dentro e mille pensieri attraversavano la mente stanca. Si domandava se aveva veramente amato Roberto o se si era solo lasciata irretire da piccoli particolari. Capiva che non aveva mai sul serio amato quell’uomo. Quante donne non amano il padre dei loro figli? Lei non voleva odiare nessuno. Si attaccò morbosamente con il pensiero al nascituro e pregò ardentemente tutti i santi che fosse una bambina. Lei non era stata mai una cattolica praticante, ma riscoprì il valore della fede. Andava tutte le mattine a messa, faceva novene, accendeva candele solo per avere in cambio qualcosa. Non si prega all’ultimo minuto per avere il miracolo. La fede è fatta di impegno quotidiano, di un rapporto costante e continuo con Dio, deve coinvolgere l’anima. Il culto esteriore non ha senso. Bisogna essere convinti di quello in cui si crede e pregare con fervore e convinzione. La fede va coltivata come una piantina giorno per giorno. Liberamente si crede senza costrizioni, non perché ci hanno obbligato i genitori. La fede è una libera scelta, un dono. La conversione di Carla era parziale. Si trattava di una fede superficiale, legata a gesti esteriori mancava di intenzione. Non era costante nella preghiera, e soprattutto non era paziente: voleva tutto e subito. Pregava un Dio che in realtà non aveva mai preso in considerazione e si rivolgeva a lui solo perché si sentiva perduta. Ottenuta la grazia era pronta a tornare indifferente perché in fondo al cuore lei non credeva. Non credeva all’aldilà, al paradiso, agli angeli, erano tutte idiozie, invenzioni della chiesa per tenere a bada la gente. Non aveva una buona opinione della chiesa, dei sacerdoti. Io penso che una cosa sono le istituzioni e un’altra è la fede. I preti sono uomini e hanno i loro difetti. A un certo punto è Dio stesso che ci fornisce le prove della sua esistenza, sia in modo diretto che indiretto, bisogna avere l’animo disposto a sentire la voce di Dio. Il vangelo stesso dice chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Non si può condurre un’esistenza lontano da Dio, ognuno poi dovrà fare i conti.

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