Aprirsi agli altri senza ansia

Aprirsi agli altri senza ansiaSpesso nella vita abbiamo incontrato barriere, palizzate, steccati che abbiamo tentato invano di aggirare. Persone stesse che sono divenute i nostri ostacoli, i nostri paletti. Barriere che sono servite a discriminare ebrei, negri, obesi, mancini o semplicemente diversi. Dentro al recinto si è finiti per molto meno, per un neo di troppo, per una voglia sulla pelle, per le gambe storte, per il seno flaccido. Stupidi pregiudizi che hanno segnato una frattura in un’amicizia, nella placida continuità apparente della vita. I larghi orizzonti sono mancati, come il rispetto, come gli ideali. Gente snob ha finto di fare discorsi moralisti per infierire ancora di più, per accentuare certi conflitti.

Allora per garantirci il nostro spazio, la nostra libertà, per non sentire parole discriminanti ci siamo messi sulla nostra. Abbiamo preso in mano la situazione e abbiamo pensato bene di chiudere un po’ la porta a certe intrusioni. Avevamo bisogno con forza di far rispettare le regole, di rintanarci nel nostro cantuccio, di respirare aria di serenità. Non volevamo seguire le regole imposte da altri, non volevamo sentirci legati a una etichetta. Al lavoro, in famiglia, con i vicini ci siamo defilati, per crogiolarci nel tepore del nostro nido, per non sentire frasi discriminanti. Pur non essendo distanti e maleducati, pur mostrandoci sempre vispi abbiamo cercato di non affrontare argomenti troppo scottanti e causa di rifiuto, di discriminazione. Abbiamo finto una massima calma, ma la nostra mente era altrove. Poi per non essere mal giudicati qualche volta ci siamo lasciati andare. Come abbiamo ripreso la conversazione con certe persone anche su argomenti banali è ritornata puntuale la stoccata. Come se fosse sempre stata pronta lì per colpirci e coglierci di sorpresa.

Ogni volta che abbassiamo la guardia, che cerchiamo di essere più aperti ci arriva lo stiletto che non perdona, che non guarda in faccia a nessuno. Ogni occasione è buona per fare discorsi anche velati, ma discriminanti per dire che si è nel giusto mentre gli altri sono tutti in purgatorio, nel regno del torto. Ogni apertura implica dolore, avviene nell’incertezza, attende un bluff. Nessuna si sforza di non guardare i difetti degli altri, che poi somigliano ai propri. Per ognuno solo la propria storia è importante, quella degli altri criticabile a priori. Allora si punta i piedi in cerca di nuove chiusure, questa volta più rigide, più dense di paletti, di lucchetti. Le frasi dette nel breve momento di apertura che ci ha visti fragili ci appaiono infide, meschine. Stoccate tenute in serbo in attesa di un nostro cedimento. Allora torniamo su i nostri passi, ci rimettiamo mogi la coda fra le gambe e proseguiamo senza fare commenti.

Il nostro sipario si richiude, ignorando quando potrà essere riaperto. Riaprirlo ci procura ansia, noia. Nessuno, anche i più intelligenti, hanno smesso di mettere i diti nelle piaghe. Si correggono tanti difetti ma nessuno corregge quello di ferire gli altri.

 

Ester Eroli

 

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