Bonaventura da Bagnorea: il Serafico

Giovanni Fidanza nacque a Bagnorea, oggi Bagnoregio nel 1220. Il nome di Bonaventura lo assunse nel momento in cui divenne frate francescano, ordine del quale è stato il secondo fondatore. Durante la sua guida furono pubblicate le Costituzioni Narbonensi, la regole istituzionali e filosofiche, da lui stesso redatte, su cui l’ordine dei francescani si basò nei successivi secoli fino ai giorni d’oggi.

Il suo corso spirituale in seno all’ordine francescano è stato caratterizzato da una folgorante e prestigiosa carriera ecclesiastica: sacerdote, teologo, filosofo, scrittore, padre generale, vescovo e infine cardinale. Ma lui è sempre stato schivo e per nulla ambizioso, le cariche ecclesiastiche sempre più impegantive e prestigiose che gli venivano assegnate erano imposte da necessità contingenti che accettava con obbedienza e spirito di sacrificio. Fosse dipeso da lui, avrebbe solo predicato. La consueta compostezza e pacatezza dei suoi sermoni, infatti, gli aveva fruttato l’appellativo di Serafico.

Risolse con intellettuale semplicità il conflitto tra ragione e fede proponendo uno storico compromesso che di fatto rivisitava le teorie di Sant’Agostino: la ragione era frutto dei sensi, mentre la fede lo era dell’anima.

L’essere così colto e preparato però, non si conciliava con lo spirito francescano da lui abbracciato, per cui, divenuto docente di teologia ebbe bisogno di una speciale dispensa papale per esercitare il suo mandato didattico. Ciò non gli risparmiò diatribe e contestazioni di carattere corporativo da parte dei laici colleghi cattedratici che boicottarono quel frate mandicante scalzo e lacero.

Nominato padre generale dei frati minori, s’ impegnò strenuamente, sin da subito, alla riorganizzazione dell’ordine e a coservarne l’unità. La redazione delle regole narbonensi ispirate ai duri dettami del suo fondatore, S. Francesco d’Assisi, pose fine ad ogni interpretazione e a ogni possibile equivoco nascente. Sua, tra l’altro, è la vera e unica biografia approvata del grande Santo( poi patrono d‘Italia), che decretò la distruzione di tutte le numerose altre precedenti.

Se la tradizione francescana è divenuta scuola di pensiero, si deve soprattutto a frà Bonaventura. Nella stesura dei suoi dettami ci sono chiari riferimenti e attenzioni anche alle altre religioni: islamica, ebraica e perfino buddista. Per giustificare i suoi lunghi studi era solito dire: “ Chi si ferma resta imerso nelle tenebre, ed è Cristo che dà il via a tutte le scienze”. Anche se era convinto che l’unica scienza possibile fosse quella contemplativa. Infatti, ricalcando il pensiero fondamentale dei grandi contemplatori del passato come Socrate e Budda, soleva affermare che solo l’illuminazione divina poteva portare alla sinderesi , ossia alla possibilità di applicare il bene.

Negli ultimi anni della sua esistenza intervenne nella lotta tra secolari (preti presbiteriani) e frati mendicanti, promuovendo prediche e conferenze teologiche soprattutto in Francia. Nel 1274 durante il Concilio Ecumenico di Lione si adoperò per riavvicinare le chiesa ortodossa a quella cattolica, ma la morte lo colse nel momento cruciale.

La sua salma inumata nella cattedrale di Lione, fu trasferita 160 anni dopo nella Basilica di S. Francesco ad Assisi. Quando la sua bara fu aperta si notò, gridando al miracolo, che la sua testa era perfettamente conservata come se fosse morto il giorno prima. Ciò facilitò e accelerò la sua canonizzazione, la succesiva santificazione e la nomina, a buon titolo, di Dottore della Chiesa.

 

Adriano Zara

 

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