Il cerchio si chiude

Gli anziani sono da sempre la categoria più debole nella realtà sociale. Nessuno pensa a loro, alle loro aspirazioni, alle loro esigenze. Gli anziani di solito si accontentano di poco, amano una vita semplice. Nella loro vita ci sono le visite dei nipoti, le preghiere in chiesa, le feste parrocchiali, le cene davanti alla tv, le vacanze nelle pensioni.

Il destino negli ultimi tempi non appare molto generoso con gli anziani, anzi per certi versi appare crudele. Oltre all’età che avanza si aggiunge la condanna della crisi economica, dell’indifferenza cinica degli altri Gli anziani vengono guardati con aria seccata .

Da giovani gli anziani hanno lottato, lavorato, combattuto, costruito e hanno avuto poco tempo per concedersi dei viaggi anche lontani. Le nonne raccontano di aver fatto spesso solo gite di un giorno. Sono state gite allegre, felici con amici e parenti, incontri gioiosi. Il ceto medio, ad esclusione dei ricchi turisti, in passato si è accontentato di piccole escursioni e gite anche di un solo giorno. Gite fatte con interesse, con entusiasmo, magari in qualche località prestigiosa, in qualche santuario famoso, in qualche località termale o marina. Il limite era dato dalle condizioni economiche.

Poi c’è stato il periodo del boom economico e qualche anziano si è concesso con sollievo viaggi più impegnativi senza problemi. Viaggi in città d’arte come Parigi, Praga ecc. Ora invece si vede nitidamente che certi viaggi non si possono più fare. Anche gli anziani che sono in forma non possono permettersi certi giri intorno al mondo. Le ambizioni sono state accantonate. I politici forse guardano con maligna soddisfazione a questo risultato.

Ora gli anziani sono ritornati a fare gite di un giorno come ai vecchi tempi. Gite di poco valore, in qualche località non amata dai vip, in qualche luogo sperduto che nessuno politico ama visitare, visto che loro viaggiano verso mete più appetibili.

Il cerchio si è chiuso, segno evidente però che non abbiamo progredito siamo tornati miseramente al punto di partenza. Il mito del progresso è una illusione. Eppure i politici continuano a dire che siamo all’avanguardia. I viaggi ormai sono prerogativa solo di certi strati della società. Siamo tornati ai vecchi tempi quando pochi erano i privilegiati, molti i miseri. Peccato perché molti hanno creduto in un cambiamento che non è avvenuto se non a parole.

I miseri gridano bussano ma nessuno li sente e la vita è sempre più una lotta impari per la sopravvivenza. Ci domandiamo giustamente perché pochi devono vivere, godersi la vita e moltissimi solo sopravvivere. Forse il brutto della vita non è la malattia, la morte ma il sacrificio silenzioso delle masse che nessuno ascolta.

 

Ester Eroli

 

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