Ciò che non venne dal nemico, arrivò da fuoco amico

Ciò che non venne dal nemico, arrivò da fuoco amicoVeneziani e francesi pensarono alla Fortezza di Palmanova come ad un qualcosa d’inespugnabile, quasi una Fortezza Bastiani, che mai conobbe assedi, guerre o combattimenti; ma quello che nel romanzo “Il deserto dei tartari” è tanto sospirato dai soldati che in quella Fortezza attendono, la Fortezza di Palmanova lo subisce oggi, ad opera dello Stato italiano. La guerra che Palmanova combatte non è quella delle cannonate: è quella dell’incuria, del disinteresse di questo Paese per il suo patrimonio storico – artistico. Che noiosa cantilena, ripetere tutto ciò ogni volta che ci si palesa davanti agli occhi uno di codesti scandalosi esempi! Se la guardi dall’alto, della Fortezza puoi apprezzarne tutto il fascino, ancora integro: 500 anni, e non li dimostra. Se hai questa fortuna, di osservarla dall’alto, non ne noti il degrado, che invece ti apparirà palese appena metterai piede a terra. L’assedio che la Fortezza subisce è quello della vegetazione, che ormai ha preso il totale controllo della cinta muraria, che fu realizzazione della Serenissima, e dei bastioni, opera risalente all’epoca napoleonica. Per restare in tema di repubblica veneziana, il destino della Fortezza è simile a quello del più famoso ponte, quello di Rialto: ad entrambi si staccano, e cadono giù, blocchi di pietra. Parlare di manutenzione, nell’Italia che spreca le sue risorse come ben sappiamo, dimostrando evidente noncuranza per il suo patrimonio che non ha eguali al mondo, sembra quasi qualcosa d’irrealizzabile; nulla di straordinario, né di miracoloso, si pretende: una banale pulizia dalle erbacce sarebbe sufficiente. Se anche si volesse pensare in grande, ed adottare un piano di recupero organico complessivo, al massimo si riesce a realizzare dei rattoppi. Questo è lo scandalo della Fortezza di Palmanova, che fu progettata da un gruppo d’ingegneri ed architetti veneziani allo scopo di porre un argine alle scorribande dei turchi e alle mire espansionistiche dell’impero asburgico. L’impero austriaco degli Asburgo riuscì, per breve tempo, a porre il proprio dominio su Palmanova che, però, nel 1805 fu conquistata dai francesi: i quali francesi fecero costruire una seconda fortificazione, esterna alla prima. Datato 1866 il passaggio di Palmanova al Regno d’Italia. A seguito della disfatta di Caporetto, durante la ritirata le truppe italiane provvidero a incendiarla per coprirsi la fuga. Nel 1960 la Fortezza di Palmanova viene dichiarata monumento nazionale; come dire che lo Stato se ne dimentica, lasciandola inesorabilmente decadere verso un destino che nulla possiede di glorioso. Questa decadenza che, pare ovvio, lascia Palmanova nella sala d’attesa del medico che, forse, potrebbe assicurarne lunga vita: candidata da lungo tempo, oramai, ad entrare nella lista dei monumenti patrimonio dell’umanità dell’Unesco, paga lo scotto della poca, o nulla direi, sensibilità della sua matrigna nei confronti del suo stato di salute. Solo cure palliative, e niente più, aspettandone il trapasso definitivo.

 

Mauro Balbo

 

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