Conferenza Onu sul clima a Cancun

Conferenza Onu sul clima a CacunLa seconda giornata,  a Cancun  in Messico, della Conferenza dell’Onu sul clima durerà fino al 10 dicembre.

Vi partecipano le delegazioni di 190 Paesi che cercano un confronto per trovare un nuovo accordo che stabilisca la riduzione delle emissioni, in vista della scadenza del Protocollo di Kyoto nel 2012.

Sul problema del riscaldamento globale i pareri dei climatologi divergono.

La maggior parte della comunità scientifica è consapevole che il rischio che incombe sul pianeta è grave e non deve essere sottovalutato: le emissioni sono in continuo aumento e provocheranno una progressiva elevazione della temperatura sull’intero globo che, secondo le previsioni, si aggirerà intorno ai tre gradi, provocando cicloni, inondazioni, ghiacciai e ghiacci polari sempre meno ampi, zone temperate che si desertificheranno.

Per i “negazionisti”, invece,  una piccola minoranza, il pericolo è solo una montatura mediatica che non ha base reale. Costoro sono spesso finanziati dalle aziende produttrici di petrolio, dalle ditte di trasporti e dalle industrie pesanti.

Tra i senatori degli USA ce ne sono parecchi, in quanto temono i costi economici di una politica a favore dell’energia pulita.

Nel 1997 si era firmato un accordo globale detto Protocollo di Kyoto, che impone limiti, anche se modesti, alle emissioni, attraverso l’innovazione tecnologica e il risparmio energetico.

Negli ultimi anni,  tuttavia, i Paesi emergenti, quali India e Cina, hanno superato la quota di emissioni dei Paesi industrializzati, a causa del loro intenso ritmo di crescita. In particolare la Cina ha superato gli USA come primo produttore di gas serra mondiale.

L’anno scorso, nel vertice di Copenhagen, è stato concordato un nuovo documento che impegnava tutti i Paesi a ridurre le emissioni per una percentuale che consente di fermare l’aumento della temperatura globale a due gradi, ma gli impegni che i singoli Stati hanno preso coprono solo il 60% dei tagli di emissioni necessari.

Le previsioni dicono che quello di Cacun sarà un summit di passaggio, fra quello inefficace di Copenhagen e il prossimo in Sudafrica, sul quale si concentrano le maggiori aspettative.

La prossima settimana si entrerà nel vivo del dibattito e si cercherà di trovare un accordo su piccole iniziative e linee generali quali la cooperazione per le innovazioni tecnologiche fra Nord e Sud del Pianeta, un aumento della capacità di gestire il fenomeno tramite le istituzioni, la riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado nei paesi in via di sviluppo.

Uno dei temi principali sarà  anche quello dei finanziamenti per promuovere l’energia pulita nei paesi poveri, a partire dal fondo “Fast start” dell’Ue del periodo 2010-2012.

Solo l’Italia non ha inviato i fondi promessi all’ Ue, ma il ministro dell’Economia Tremonti ha assicurato che manterrà fede all’impegno.

Entro il 2020, l’Ue dovrebbe contribuire con una somma di 30 miliardi di euro l’anno, oltre ai fondi già previsti di aiuto allo sviluppo, alla creazione di  un “Fondo globale per il clima”.

Nel suo discorso di apertura della Conferenza ONU, il presidente messicano Felipe Calderon  ha sottolineato la gravità del fenomeno, in quanto il cambiamento climatico è già una realtà per il Messico e per l’intero pianeta. Ha ricordato, come conseguenza del global warming, alcune recenti inondazioni drammatiche in Messico, Guatemala e. nella scorsa estate. in Pakistan.

La minaccia è particolarmente sentita dalle piccole nazioni insulari, perché l’innalzarsi del livello del mare, causato dal riscaldamento globale, mette a rischio la loro stessa esistenza, se si pensa alle piccole isole dell’arcipelago dei Caraibi.

Queste  piccole nazioni invitano i Paesi che trainano l’economia mondiale a mantenere la temperatura globale non superiore a 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali, ma, come si è già notato, i leader mondiali non sono riusciti ad impegnarsi nemmeno per un limite di due gradi al vertice dello scorso anno.

Molti studi, però, hanno dimostrato che investire nella lotta contro il cambiamento climatico e contro l’inquinamento conviene a lungo andare anche dal punto di vista economico. Proteggere l’ambiente e combattere il cambiamento climatico non sono in contrapposizione con la crescita economica e la lotta contro la povertà, come ha affermato il Presidente del Messico.

 

Antonietta Casagrande

 

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