Convegni letterari

Convegni letterariSpesso dietro specifico invito o per caso, per seguire un amico ci siamo trovati all’interno di convegni letterari. Ci siamo trovati immersi in una realtà particolare, fuori del mondo abituale, circondati da scrittori e artisti, da intellettuali e giornalisti . Abbiamo provato un senso di crescente disagio a stare a fianco di personalità di spicco. Avevamo quasi paura di disturbare. Avremo voluto essere al loro posto, come loro famosi. Il mondo incontrato ci è sembrato genuino alla prima immediata impressione. Siamo rimasti all’inizio soddisfatti del clima che si respirava. Come in un gioco di carte abbiamo cominciato a fiutare aria di imbroglio. Abbiamo impiegato una eternità a capire che qualcosa non andava per il verso giusto. Il puzzle confuso a poco a poco si componeva sotto i nostri occhi distratti. Molti indizi ci portavano a fare amare considerazioni. C’erano cose che non quadravano. C’erano personaggi che si imponevano all’attenzione generale per aver scritto opere sulla solidarietà, sugli aiuti umanitari e su argomenti affini. Tutte persone vestite con gusto ricercato, con il volto pieno di sussiego, compunte, austere, chiuse, abbottonate nella loro superbia. Ci hanno guardato impassibili, superiori con aria soddisfatta. I loro successi letterari sono stati ostentati come bandiere in un corteo. Ci hanno volutamente ignorato, hanno fatto finta di non vederci non hanno risposto ai nostri pressanti interrogativi, alle nostre perplessità manifestate anche con gli occhi. Gli intellettuali si scambiavano complimenti melliflui tra di loro. I lodati si mostravano orgogliosi oltre misura. Molti sembrava che si stancassero a parlare con la gente comune, preferivano di gran lunga farlo tra di loro. Siamo stati respinti e rifiutati. Ci siamo sentiti piccoli, ci siamo nascosti. Abbiamo scoperto che molti di quegli uomini tutti d’un pezzo appartenevano a famiglie facoltose. Le donne presenti erano tutte appariscenti, con capelli rossi, rossetto rosso fiamma e aria da dive. Si sono mosse con disinvoltura, con aria di sfida, ci hanno guardato con occhio critico e sfrontato. Erano tutte pronte e bardate per una rappresentazione teatrale, per farsi notare ma non mostrare la loro anima. Alcune sembravano euforiche, segno che il successo da alla testa anche a chi dovrebbe stare con i piedi per terra. Il nostro volto semplice privo di trucco è stato guardato con indifferenza e quasi ribrezzo. L’umiltà, l’onestà intellettuale non è contemplata in simili manifestazioni. Anche un convegno diviene un evento mondano pieno di superbia e tracotanza. Nessuno ha cercato di raccontare il proprio bagaglio culturale, di inviare un messaggio, di spiegare il contenuto della propria opera, di raccontare la realtà a cui si sono ispirati . Tutto come se si scrivesse per vanità e non per lanciare un messaggio specifico, per gettare luce su un argomento attuale. Quel mondo letterario che noi pensavamo puro, lontano dalla corruzione del mondo, che noi ricordavamo sereno ci è sembrato un luogo infernale altamente competitivo. Abbiamo respirato il veleno che aleggiava nell’aria. Ci siamo imbattuti nella mania di protagonismo, nell’egoismo cinico delle persone di successo . Abbiamo sentito la rivalità farsi strada, serpeggiare sottile, insidiosa. Lentamente abbiamo preso le distanze, ci siamo allontanati. Con passo fermo e deciso siamo usciti per respirare l’aria intatta e fresca della sera. In certi convegni l’umiltà e la franchezza non sono di casa. Con la coda fra le gambe abbiamo ripreso il nostro cammino, un cammino semplice, oscuro, su cui non scommette mai nessuno di importante.

 

Ester Eroli

 

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