Dalle stelle alle stalle…

Dalle stelle alle stalle…Dalle stelle alle stalle… Cosa meglio di queste poche parole può rappresentare una esperienza che ognuno di noi, nel suo piccolo, dovrebbe fare? Non solo stars e persone di successo, ma anche uomini che lavorano onestamente tutti i giorni, che si confondono nella folla della metro, che stanno ore al supermercato e giorni interi al cellulare; tutti dovrebbero sperimentare ciò che viene, in modo decisamente più spettacolarizzato, espresso in alcuni reality proposti alla televisione: privarsi per un pò delle proprie quotidianità, dalle più basilari a quelle meno necessarie. Questa esperienza può decisamente cambiare la vita di ciascuno di noi, e, se non cambiarla, renderla più cosciente di ciò che si fa e di cosa si considera come essenziale nella propria giornata.
Nella nostra vita di tutti i giorni capita di non prestare particolare attenzione alle innumerevoli agevolazioni, alle abitudini e alle nuove tecnologie di cui disponiamo, dalla ormai vecchia televisione ai moderni cellulari, dal frigo a venti ante che fa pure il ghiaccio ai divani che si snodano seguendo le curve del nostro corpo. Tutto sembra fatto per rendere la nostra vita sostanzialmente più facile, ma, come spesso capita, le comodità hanno un prezzo che non ci è noto finché non siamo realmente privati delle nostre comodità quotidiane. Durante un viaggio, o meglio un trasloco, anche i più snob si sono trovati, loro malgrado, in posti che sembrano fermi a una generazione remota che non ha vissuto lo sviluppo consumista della nostra età. Non bisogna sottovalutare la portata della tragedia, perchè è molto difficile entrare nell’idea che da un giorno all’altro ci si ritrova in una stanza grande come il bagno della propria casa, con una finestra serrata (qualora venisse l’istinto di buttarsi!), un lettino stile militare che vagamente ricorda il morbido e confortevole giacilio costruito con tanto amore e tanto splendore, il bagno è ovviamente un optional della stanza e… manca la TV e Intenet!!!!!! Chiuque di noi, in una situazione analoga (preme ricordare che non si tratta della scena di un film sulla vita nei ghetti americani né l’esordio di qualche superstar, ma è una esperienza realmente vissuta) sarebbe colpito da uno sconforto tale da essere indeciso tra il suicidio e l’incendio dell’alloggio e dei chilometri adiacenti. Le domande che repentine corrono nella mente sono le più svariate: come farò a vivere qua? Dove metto le scarpe e i vestiti? Possibile che esistano stanze così piccole? Ma questo è un albergo per pulci?… Inutile dire che anche l’acqua dello squallido lavello che arredava la stanza era decisamente gelida, e la mattina non faceva altro che riportare nella cruda realtà il povero malcapitato, che, confidando in un stanchezza data da un riposo tormentato dal famigerato letto scricchiolante, sperava, la mattina dopo, di essere troppo stordito dal sonno per poter realizzare dove si trovasse.
Eppure questa breve e terribile esperienza va comunque annoverata tra quelle che i “saggi” chiamerebbero esperienze di vita; infatti vivere a contatto con l’essenzialità, la solitudine e la consapevolezza di essere in un posto non esattamente come desiderato, ci permette , una volta ritornati nella “normalità”, di apprezzare tutto ciò che abbiamo nella sua essenza: la televisione perchè ci permette di vedere cosa accade nel mondo, il cellulare per mantenere vivi i contatti con amici e parenti, il frigo a venti ante perchè conserva con cura il nostro cibo e i divani snodati perchè ci accolgono tra loro. Queste esperienze, nonostante possano sembrare irreali o malaugurate, possono portare alla consapevolezza incredibile: possiamo anche vivere senza tutte le comodità che oggi abbiamo! Questa consapevolezza, che risulta intuibile dato che i nostri avi non disponevano di tutto ciò e vivevano, molto probabilmente, meglio di noi, ha permesso di capire all’esigente pellegrino, e a tutti noi, che ciò che veramente è necessario nella nostra esistenza è, oltre ai beni di prima necessità, la buona compagnia, gli amici e i parenti, grazie ai quali si scopre che sono gli altri la nostra televisione sul mondo, sono il nostro cellulare reale, il nostro frigo di emozioni e sensazioni e, soprattutto, possono accoglierci e volerci bene molto meglio del caro divano!

 

Carlotta Contrini

 

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