Decorso ed aspetti dell’anoressia in relazione alle percezioni dell’anoressico

Decorso ed aspetti dell’anoressia in relazione alle percezioni dell’anoressicoL’anoressia sta dilagando nel nostro tempo a macchia d’olio. I casi anche di modelle anoressiche riempiono le pagine dei giornali. Ma come si scatena questo meccanismo perverso? Quali sono i sintomi, i segnali, i malesseri? Tutto forse comincia per porre fine a quegli sguardi indagatori sul nostro corpo un po’ in carne. Giorno dopo giorno si eliminano i cibi considerati nocivi. Si comincia dal basso per esempio dai dolci, dal vino, dal caffè per finire con togliere il pane, la pasta, il riso, le patate, e si mangia solo frutta e verdura. In un secondo momento si riduce anche il loro consumo. L’acqua stessa viene dosata perché, secondo gli anoressici, fa ingrassare terribilmente. Poi quindi si pensa bene di regolare la frutta e la verdura, togliendo banane, susine, prugne, uva ecc considerate troppo zuccherine. Tra le verdure si tolgono piselli, spinaci ecc. L’alimentazione così viene ridotta all’osso. Si riduce a pochi bocconi, finché si arriva a saltare i pasti, ad esempio la cena viene considerata superflua in quanto precede il sonno. Viene eliminato persino il latte e ci si limita a bere solo tè senza zucchero. All’inizio il senso di leggerezza rende raggianti. Mentre una persona si consuma come una candela, il senso piacevole di leggerezza, di dissolvimento, di distacco dal mondo prende la mano sempre più. E’ notevole soprattutto quel non sentirsi più quel corpo, così opprimente. Quel senso di leggerezza, quel sentirsi una libellula su un prato è una vera liberazione.  Un Senso di assoluto benessere invade l’essere. Il sollievo è dato da quel sentirsi leggeri, senza peso, mentre magari le guance si smagriscono e cominciano ad acquistare un colorito terreo. Ma ben presto altre sensazioni prendono il posto delle precedenti, sensazioni più strane, più fastidiose. Il passato comincia ad apparire come un puntino luminoso lontano, il presente diventa una landa deserta, il futuro in buco nero. I ricordi sono sbiaditi, offuscati, la comprensione, la concentrazione scompare come inghiottita nel nulla. Non ci si concentra più, l’unica ossessione è come eliminare altri alimenti. Svanita la capacità di concentrarsi si fluttua da un’idea a un’altra, senza una specifica meta. Il ronzio insistente alle orecchie è accompagnato da capogiri, vertigini, sonnolenza. Le gambe spesso tremano, la testa gira come in una folle danza. Con il tempo la spossatezza fa da padrona e si alternano momenti di lucidità a momenti di maggiore incoscienza, dove si perde la percezione stessa della realtà. Tuttavia in assoluto la sensazione più sgradevole è un senso di estraneità alle cose e alle persone, come se non si riconoscono, come se si volesse prendere le distanze da loro. Si vive dentro un sogno, dentro una struttura di vetro e gli altri sono fuori, nella realtà. In quella realtà che si è rifiutata perché troppo complicata. Lentamente, ma inesorabilmente si perde il contatto con la realtà e il cervello va a ruota libera formulando solo pensieri incoerenti, senza senso alcuno. Le frasi che vengono alle labbra sono insignificanti, senza logica, dette senza riflettere. La notte specialmente vengono alla mente frasi senza senso. Le notti sono insonni, ma il sonno porta solo sogni che sono incubi. Il cervello turbina e nella testa girano frasi di ogni tipo. A letto ci si sente lievitare come se si volasse con ali di colomba o di pipistrello. Si può essere gettati via, mangiati e non ci si accorge di nulla, si perde la sensibilità negli arti e nella pelle in una apatia totale. Gli occhi diventano brillanti, febbricitanti, lucidi. Le ossa cominciano a evidenziarsi diventando spigolose . Il senso di estraneità fa vivere le persone come in una bolla di sapone che  a lungo andare debilita, distrugge, trafigge. A un certo punto si agogna alla liberazione da quello stato, in qualunque modo anche attraverso le fiamme dell’inferno. Negli ultimi stadi della malattia è possibile avere visioni anche ascetiche o visioni di insetti e di animali, elaborati solo dalla fantasia disturbata.

Si diventa manichini privi di volontà. Nelle persone malate non c’e’ più armonia, ma solo una notte senza stelle che non finisce mai. Non possiamo essere tutti uguali, la natura è diversità, è armonia, è caos nella perfezione, è luce contro il buio della morte.  La cosa peggiore è comunque quel senso di estraneità, non si può definire altrimenti, che è tutto sommato peggiore della morte, perché ci si crede vivi e invece si è già morti, morti dentro.

 

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Eroli Ester

 

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