Tutti si fossilizzano solo sulla professione. I professori vogliono farsi notare e magari divenire docenti universitari, le infermiere aspirano a ruolo di caposale, i commessi pensano di divenire con il tempo capi di un reparto. Ognuno coltiva il proprio campo, pronto a imporsi sugli altri senza mezzi termini. Ci sono poi quelli che riescono nel loro intento grazie ad appoggi e conoscenze. Si tratta quasi sempre di carriere sterili, fine a se stesse, che si esauriscono nell’ambito lavorativo. Sono carriere per cui si trova sempre un sostituto. Ci sono quelli che hanno un alta considerazione di sé e ambiscono alla carriera politica nella speranza di lasciare una traccia, un segno indelebile nella storia. Si diventa consiglieri comunali, prefetti, sindaci, ministri.
Molti, tutti concentrati sul lavoro, trascurano i propri hobby e spesso invece sarebbero quelli a portarci verso il successo. Chi dipinge spesso lo fa occasionalmente solo per passatempo, chi scrive lo fa saltuariamente solo per pochi intimi, chi cuce o ricama lo fa tra le pareti domestiche. Non è concepita una carriera nel campo dell’arte. L’arte è solo un diversivo piacevole che non produce frutti, non genera denaro. Invece l’arte ci fa conoscere, stimare, apprezzare. Con l’arte ci mettiamo al servizio della comunità, stimoliamo, costruiamo, produciamo idee, progetti. L’arte è proiettata nel futuro, da fama duratura nel tempo. Fra molti secoli nessuno si ricorderà della carriera di un prefetto di una città magari scomparsa, ma si potranno magari ammirare i busti in marmo fatti da un artista ancora intatti o leggere una poesia racchiusa in una antologia. La nostra fortuna può dipendere da una carriera artistica che dura nel tempo e che non si esaurisce nell’arco di una vita. Dobbiamo guardare oltre, pensare all’eternità, non solo al presente dove tutto scorre.
Ester Eroli