Due eroi in cerca di giustizia

Due eroi in cerca di giustiziaDue film di questi ultimi mesi sono accomunati dall’epoca simile in cui si svolgono, a cavallo tra anni Cinquanta e Sessanta, e dall’avere al loro centro la storia di due eroi semplici che lottano con le ami della legge per avere giustizia. Entrambi i film sono ispirati e basati su fatti realmente accaduti e sono Il ponte delle spie di Steven Spielberg e Il labrinto del silenzio di Giulio Ricciarelli, uno un kolossal con l’anima a stelle e strisce e l’altro un appassionante film d’autore che avvince come un thriller.

Spielberg, con l’ormai quasi inseparabile Tom Hanks, sceglie di raccontare una pagina della Guerra fredda, con gli Stati Uniti divorati dal sospetto verso ogni spia sovietica reale o presunta, dove James Donovan, procuratore specializzato in assicurazioni, accetta di assumere la difesa di Rudolf Abel, sospetta spia russa, che userà come merce di scambio per riportare a casa un pilota e uno studente imprigionati dai regime oltre cortina, mentre sta sorgendo il muro di Berlino.

Ricciarelli racconta invece la storia del giovane procuratore Johann Radmann, che nella Francoforte degli anni Cinquanta che sembra voler dimenticare la Shoah accetta di aprire un’indagine su un insegnante riconosciuto da un sopravvissuto come aguzzino ad Auschwitz, aprendo un vaso di Pandora che rischierà di travolgerlo, svelando tutte le responsabilità rimosse di una generazione. Johann dovrà trovare un’altra strada tra il dimenticare che andava per la maggiore nella Germania dell’epoca e il voler punire e condannare tutti coloro che l’hanno preceduto. Aiutato dal suo superiore Fritz Bauer, dal giornalista investigativo Thomas Gnielka, che non sa perdonarsi cosa fece sia pure da incolpevole da ragazzino, e dall’artista Simon che ha visto morire le sue due bimbe vittime di Mengele, Johann sceglierà la via della giustizia contro i criminali ma anche quella di non tacere più la verità, aprendo la strada alla considerazione che in Germania ha poi avuto quella tragica pagina di Storia.

Due film agili, interessanti, avvincenti, sia per chi ha vissuto quelle vicende, sia per chi non era ancora nato e vuole scoprire qualcosa di più su periodi poi non così noti. La Guerra fredda è ormai un capitolo chiuso, con tutte le sue paranoie (interessante la scena di Il ponte delle spie in cui il figlio di Donovan si fa condizionare dalle indicazioni in caso di guerra atomica), mentre ci sono stati e ci sono tanti film sui lager e sulla Shoah ma pochi sull’elaborazione di questa tragedia negli anni del dopoguerra, soprattutto in Germania, dove per anni si cercò di sminuire le responsabilità dei tanti burocrati e assassini rientrati nei ranghi sociali.

Sia Il ponte delle spie che Il labirinto del silenzio si presentano come film avvincenti, con la struttura del giallo d’azione e dell’indagine poliziesca, senza tempi morti, con al centro il sempre attuale tema dell’importanza della verità e di fare giustizia. Non vendetta, ma giustizia, per non dimenticare mai responsabilità e colpe per provare a costruire una società più equa.

 

Elena Romanello

 

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