Forlì

ForlìIl novecento è stato spesso definito dagli studiosi il secolo di Piero, Piero della Francesca, per il costante studio della sua opera e per la centralità che gli viene riconosciuta nel Rinascimento italiano. E’ considerato ai nostri giorni un modello, un esempio soprattutto per la sua arte misteriosa e legata alle norme geometriche. E’ stato seguito da moderni artisti come Morandi, De Chirico, Sironi e da stranieri come lo stesso Hopper. L’eredità di Piero appare attuale, universale. Il pittore umanista seppe destreggiarsi fra razionalità e spiritualismo, tra tradizione e modernità, condensando sapientemente gli influssi dei pittori fiamminghi, di Masaccio, del Beato Angelico. La sua semplificazione geometrica si intreccia con la ricerca prospettiva della luce, con la rielaborazione della tradizione. I suoi trattati di matematica e di geometria, oltre a denotare un’anima razionale, rivelano uno studio attento della anatomia e delle proporzioni. Riesce ad essere un grande pittore solo dopo aver fuso la geometria con la matematica, in un intreccio di arti originale e perfetto. Grazie alla conoscenza della matematica e della geometria realizza, proprio nel periodo urbinate, opere monumentali di degno interesse e nel periodo romano, opere sperimentali di vario livello. La conoscenza dell’Alberti lo aiuta nella scoperta delle proporzioni e dell’anatomia. A Urbino e a Ferrara realizza affreschi, pitture a olio, sull’esempio fiammingo e olandese, purtroppo nella maggior parte dei casi perdute. Gli affreschi commissionati da papa Pio II , anche per le stanze di Raffaello, sono andati perduti. Durante il periodo romano conosce molti artisti illustri anche stranieri. A Perugia crea opere di tipo bizantino con lo sfondo d’oro, mostrando di saper fondere gli stili classici con quelli più moderni. Appare evidente in lui l’influsso fiorentino, senese, umbro. La sua formazione era avvenuta proprio a Firenze, dove aveva anche collaborato con Domenico Veneziano, per quel poco che si sa della sua frammentaria biografia. Le sue opere sono ritratti, oli su tela, polittici con più tavole come quello detto della Misericordia . I temi dei suoi quadri si ispirano molto al sacro come era tipico di quell’epoca. Dipinge santi come santa Monica, san Nicola da Tolentino, san Guglielmo, san Ludovico di Tolosa, madonne con bambino, san Girolamo, profeti, angeli. Si ispira ai vangeli e realizza la natività, la resurrezione, l’annunciazione, il battesimo di Cristo che si trova attualmente alla nazional gallery di Londra. Nei suoi quadri c’è spazio anche per il profano come mostrano le pale con Ercole, Cupido, Adamo. Famoso è il quadro la morte di Adamo. La sua vasta produzione artistica è molto vasta tanto da farlo sembrare un colosso. Dal 13 febbraio al 26 giugno nei musei di san Domenico a Forlì è possibile visitare la mostra a lui dedicata, dove a scandagliare il suo mondo espressivo si fanno dei confronti con altri artisti dell’epoca. Nel museo civico di Borgo san sepolcro dove era nato è possibile vedere il restauro della Resurrezione suo celebre affresco. La cosa singolare è che Piero della Francesca, dopo essere divenuto quasi cieco, morì il 12 ottobre 1492 giorno della scoperta dell’America da parte di Colombo, forse un segno del destino, una prova della sua grandezza vista l’importanza della data. Veniva sempre ricordato per questa particolarità non certo comune.

 

Ester Eroli

 

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