Fratelli Cavanis

Antonio e Marco Cavanis erano figli di una antica famiglia veneziana. Dal padre furono inizialmente avviati alla carriera ben remunerata di segretari di cancelleria. Poi Antonio divenne sacerdote e dopo alcuni anni, precisamente nel 1806, anche l’altro fratello. Pur avendo diverse personalità operarono per un fine comune. il loro scopo era quello di istruire ed educare i giovani poveri. Per favorire la formazione giovanile crearono una prima congregazione clericale definita scuola di carità che vide nel tempo crescere il numero degli alunni, tanto da spingere i fondatori a prendere un palazzo più grande. Per gli allievi poco amanti dello studio crearono una tipografia come avviamento al lavoro. Nelle loro scuole e collegi puntarono anche alla formazione di una azione cattolica giovanile. La prima scuola fu creata nella parrocchia di sant’Agnese a Venezia. Insegnavano anche dottrina cristiana a un piccolo gruppo di alunni poveri. Dopo alcuni anni fondarono la congregazione mariana per i poveri che intanto erano aumentati vista la congiuntura economica e politica. Il dominio austriaco con le sue interferenze non giovava.

Nelle scuole si insegnava matematica, aritmetica, italiano parlato e scritto, latino. Dopo molti anni crearono anche un convitto femminile esattamente nel 1808. Le scuole furono sovvenzionate dal patrimonio dei fondatori e da numerosi benefattori. La scuola autonoma aveva una stemma che rappresentava un nido in mezzo a due cipressi (i due fondatori) e tre  monti (emblema della trinità) e un motto sole in deo sors, solo in dio la nostra speranza.

La nobiltà fu molto infastidita per queste iniziative che portavano i giovani delle classi inferiori a competere con i loro rampolli. La nuova scuola della carità creata da i due fratelli fu oggetto di soprusi, atti vandalici, ghettizzazioni da parte dei ricchi. Per fortuna arrivò la approvazione definitiva della santa sede e del patriarca di Venezia  e la scuola fu pari a quella pubblica e privata.

Le scuole si diffusero in Romania, Brasile, Congo, Filippine, Bolivia, ecc.  A Roma si trovano nella chiesa di san Marcellino e Pietro sulla via Casilina. Finora ci sono 31 case e molti religiosi impegnati nell’insegnamento.

I due fratelli morirono dopo lunghe malattie in odore di santità. Sono stati dichiarati venerabili e quindi in grado di intercedere. Sono stati riconosciuti da papa Gregorio XVI nel 1836.

Anche ai nostri giorni le classi elevate sono invidiose del sapere raggiunto dai poveri. Solo loro vogliono essere privilegiati mostrando un duro egoismo.

 

Ester Eroli

 

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