Frederic Bastiat

Qualche giorno fa mi sono recato nella chiesa di San Luigi dei Francesi nell’intento di far ammirare ad un mio amico straniero le famose tavole del Caravaggio, da sempre l’attrazione artistica più frequentata da chi ama quel genio della pittura. Così, gironzolando per le navate della stupenda chiesa rinascimentale, ho scoperto, con mia somma meraviglia che, oltre alle tombe di parecchi nobili ufficiali francesi deceduti durante le battaglie di Roma (Repubblica Romana del 1849) e di Castefidardo (unità d’Italia del 1860), poiché facenti parte di quell’eserciti a difesa del potere temporale del Papa, vi era anche il sepolcro di Frederic Bastiat, il grande sociologo non socialista di cui recentemente avevo letto un interessantissimo libro: Les sophisme économique. Ho così scavato nella sua storia ed ho scoperto che aveva vissuto proprio a Roma gli ultimi anni della sua vita che, brevemente, ho ritenuto opportuno raccontare.

Nato a Mugnon in Francia nel 1801, è stato uno dei primi laici puri ad entare nella storia dei moralisti, non religiosi, bensì sociali. Amava esporre le proprie teorie in mezzo alla gente, tra gli operai, nelle fabbriche e nelle piazze adibite al commercio.

Dopo aver effettuato gli studi nel famoso collegio di Sorréze, dimostrando profitto ed acutezza di pensiero, si dedicò agli studi sociali ed all’economia ad essi collegata. Incuriosito dalla trasformazione social-industriale in atto in Inghilterra, nel 1844 si recò colà per meglio apprenderne caratteristiche e sviluppo, privilegiando le teorie libero-scambistiche. Si tuffò nei vari meeting e comizi di piazza in cui fece valere, con convinzione, le sue teorie innovative sul libero scambio. Famosi i suoi contrasti, sempre tenuti nel dovuto clima di educazione e rispetto delle altrui teorie, nei confronti dei socialisti e degli interventisti, a cui contrapponeva la vera morale comportamentale d’ispirazione cattolica, essendo lui dichiaratamente credente ed osservante.

C’è da dire che in un secolo come l’800, caratterizzato da profondi sconvolgimenti sociali ed economici, che vide il forte sviluppo della borghesia e della classe operaia, nonché il manifestarsi di numerosi tremendi conflitti bellici, ma che vide anche un’immensa evoluzione del pensiero filosofico a scapito di quello religioso, in cui alla spiritualità si sostituiva la razionalità e al misticismo il pragmatismo…Ebbene, una figura come quella di Bastiat va citata come moderno esempio di chi, resosi ben conto della confusione provocata nella gente comune da tutti quei cambiamenti, ha cercato di vederci chiaro, cercando di far veder chiaro anche agli altri, adottando la comunicazione di massa per l’affermazione di un’etica comportamentale attinta dai valori cattolici ma che fosse rigorosamente di stampo laico.

Convinto cattolico anti-comunista, sosteneva che qualora uno Stato avesse legiferato in forma fraterna e collettiva avrebbe leso i diritti inviolabili dell’individuo, danneggiando, di conseguenza i ceti più deboli. Le successive applicazioni delle teorie marxiste in diversi Paesi, sembrarono inizialmente dargli torto, ma successivamente visto il fallimento di tutte le politiche comuniste, si può a giusto titolo affermare che Bastiat, già 150 anni or sono, aveva ben compreso quello che oggi viene definito lo stato minimo, con una luce etica che gli fece subordinare la sovranità dello Stato a quella dell’individuo, perché, diceva: “…Lo Stato è solo un’astrazione e uno strumento, mentre l’individuo è entità morale oltre che fisica.

Nel 1850 scelse di stabilirsi a Roma, attirato sì, dalla evoluzione sociale allora in atto e dalla nascita del Risorgimento, ma anche dal suo clima soave, più adatto a curare insorti gravi problemi di salute. Morì alla fine dello stesso anno e fu sepolto, per sua volontà, nella chiesa di San Luigi dei Francesi.

 

Adriano Zara

 

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