Gherardo Segarelli: il Carlo Marx con la tonaca

Gherardo Segarelli il Carlo Marx con la tonacaCon l’articolo dedicato a Davide Lazzaretti, pubblicato il giorno 12 novembre c.a. ho inaugurato una serie di testi giornalistici dedicato alla storia dei personaggi scomodi della Chiesa Cattolica, anche non necessariamente italiani, ma che si sono distinti per avere operato in Italia.

L’odierno trafiletto è dedicato a Gherardo Segarelli, un pittoresco personaggio nativo di Parma che, nel XIII° secolo è passato alla storia come una specie di Carlo Marx ante litteram, a causa del suo desiderio di adorare un Dio democratico e soprattutto per i continui anatemi contro il capitale e l’effimero, da lui lanciati con veemenza oratoria, presentandosi in pubblico con tanto di lacera tonaca e goffa presunzione di emulare San Francesco d’Assisi.

Pericoloso raccontatore di favole e mistiche fandonie, millantatore sciocco e presuntuoso, riuscì, nonostante tutto, ad avere successo e proseliti tra gli umili di tutta l’Emilia, i suoi seguaci, denominati frati minimi divennero popolari come i francescani e, in quella regione, ancor di più.

Nel convento francescano di Parma dove si presentò per esserne ammesso, dimostrò, sin da subito di essere un illetterato rozzo ed invasato, per cui fu subito respinto. Ma non si diede per vinto, anzi, fondò immediatamente un proprio ordine monastico scimmiottando le già rigide regole francescane, addirittura esasperandone i caratteri di povertà. Dopo essersi rasato il cranio e fattosi crescere una lunga barba incolta, indossò una ruvida tela di sacco e cominciò a predicare nelle pubbliche piazze, incitando la disobbedienza nei confronti del Papato. Dai suoi confratelli pretendeva stretta osservanza di povertà totale nonché castighi corporali, le cerimonie di accettazione dei seguaci, uomini o donne che fossero, avvenivano in pubblico con l’obbligo di denudarsi completamente in segno di umiliazione.

Tutto ciò non poté essere tollerato passivamente dalla Chiesa, il papa Gregorio X, aprendo il concilio di Lione nel 1274, sconfessò immediatamente qualsiasi congregazione religiosa non autorizzata, proibendo ufficialmente al Segarelli di continuare il suo operato e di confluire, semmai, negli ordini già approvati, vigenti e cogenti.

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Papa Gregorio X

 

Il super poverello di Parma e suoi frati minimi rifiutarono categoricamente e rumorosamente, provocando l’inevitabile reazione della Chiesa e le conseguenti dure sanzioni derivanti da un clamoroso processo di eresia tenutosi 1286. Il laico Segarelli, altro che frate, fu condannato e

Gherardo Segarelli il Carlo Marx con la tonaca 3imprigionato a Parma, ma dopo pochi anni venne scarcerato per intercessione del Vescovo Sanvitali che vedeva con occhio pietoso quel personaggio, considerandolo più una specie di minus abens che un pericoloso eretico. Ma Gherardo Segarelli una volta liberato riprese subito le sue attività proibite e, nuovamente catturato, fu condannato all’ergastolo per recidività nel 1294. Riuscì ad evadere, e per atri cinque anni diede smacco alle guardie pontificie, ma una volta ricatturato non sfuggì alla massima pena comminatagli per eresia: fu arso vivo in pubblico rogo nella sua Parma nel luglio del 1300.

 

Adriano Zara

 

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