I veri poeti sono tutti morti?

I veri poeti sono tutti morti?Certo il titolo è parzialmente provocatorio, ma per un paese di grande tradizione, quale l’Italia, si potrebbe pensare che il nostro tempo sia un po’avaro di poesia. Di sicuro non mancano pubblicazioni sia cartacee che digitali, ma chi avrà l’onere e l’onore di dare seguito alle figure del secolo scorso? Contrariamente a quanto si possa pensare la poesia è eccessivamente presente sia nella rete che sulla carta stampata. Molte volte però la qualità delle varie sillogi è eufemisticamente discutibile. Spesso le pubblicazioni sono a pagamento. In Italia si pubblica di tutto. Ma dove si nascondono i vari Montale, Quasimodo, Ungaretti, Pasolini, Pavese, Cardarelli, Penna, ecc…? Probabilmente, e paradossalmente, il nostro tempo, che ha enorme bisogno di sollevarsi dalla dilagante superficialità linguistica ed emotiva, sembra voler cancellare qualsiasi tentativo di visione diversa delle cose, quella che danno i poeti appunto.  Spesso la medicina è amara, si continua dunque a dare risalto alle prove dei vari magistrati, politici, direttori vari e personaggi più o meno noti, tutti con il pallino della poesia! Peccato che resti purtroppo solo e soltanto un “pallino”. Le linee editoriali restano dunque intasate da chi usa la notorietà per dare alle stampe qualcosa che il lettore alle prime armi finisce col credere “poesia” rischiando la disaffezione prima che il dovuto contatto. In più quello della pubblicazione a pagamento sembra essere un vero business per gli editori o sedicenti tali. Le richieste sono le più disparate, ma per una piccola tiratura gli aspiranti poeti (e scrittori) sono spesso disposti a sborsare anche qualche migliaio di euro pur di vedere pubblicato il proprio testo. Peccato che poi, nella quasi totalità dei casi, le copie restano invendute e stoccate nei vari magazzini. Certo è che il tempo attuale, e forse non solo, non ha, a quanto pare, l’abitudine alla poesia. E se quello del “poeta vate”, osannato o solo rispettato, è un tempo definitivamente trascorso, non sembra esserci nemmeno un interesse parziale per la scrittura in versi, se non, quasi esclusivamente, da parte di chi la scrive. Manca una critica, forse subissata dalla quantità delle raccolte, che faccia da filtro facendo emergere le figure più meritevoli rendendole al pubblico attraverso i mezzi di comunicazione. Resta tuttavia aperta la questione: i poeti veri dove sono? È possibile che un grande poeta resti impigliato nel mucchio? Forse bisogna abituarsi ad un cambiamento naturale che porta inevitabilmente a un declino dopo un secolo che, criticabile sotto tanti punti di vista, ha messo in evidenza figure davvero notevoli ed oggi inarrivabili. Restano tuttavia prove di buona poesia, spesso nascoste o poco esposte, in collane di piccoli editori che cercano di fare, con fatica, il proprio lavoro. Probabilmente occorrerebbe cercare con più insistenza tra queste raccolte, rintracciabili sul web e poco nelle librerie, aspettando che si mostri il “miracolo”, o solo che passi il tempo nell’attesa di un epoca più propizia. Il nuovo secolo, del resto, è solo all’inizio.

 

Antonio Torre

 

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