Il comportamento della massa

Il diritto spesso ci offre lo spunto per alcune riflessioni. In diritto con il termine consuetudine si intende una fonte non scritta del diritto. La consuetudine altro non è che il comportamento ripetuto tenuto dalla gente con la convinzione che tale comportamento sia necessario e doveroso e quindi obbligatorio. Questa parte del diritto si riferisce agli usi e esigenze locali. Conta soprattutto l’elemento psicologico ossia la convinzione da parte delle masse di tenere un comportamento impeccabile conforme alla legge e nel rispetto degli altri. La consuetudine la troviamo anche nel diritto internazionale dove si trova al vertice della gerarchia delle fonti del diritto. Tutto questo ci fa riflettere sul comportamento generalizzato delle masse. A livello psicologico le masse si influenzano reciprocamente, sembra che non siano più in grado, una volta costituito il gruppo, a pensare autonomamente, con la propria testa. Pensiamo ai gruppi di bulli che seminano distruzione dove arrivano e distruggono panchine, giardini, imbrattano muri. Il ragazzo normale, il bravo ragazzo in gruppo diventa un teppista, un violento, usa il turpiloquio mentre nelle interrogazioni a scuola si distingue per il suo eloquio forbito, assale i colleghi, gli amici ricorrendo anche alle mani. Fuori dal gruppo si torna ad essere come per miracolo pasta di mandorle. Le ragazze semplici in gruppo, con le amiche diventano sfrenate, assumono un atteggiamento aggressivo e ribelle. Intere masse vengono soggiogate da un leader carismatico, da un politico cialtrone, da un medium di fama, da un santone in odore di santità. La moda lancia i suoi prodotti sul mercato e la gente compra come un automa senza personalità. Anche se va di moda un capo orrendo, dal colore malsano viene comunque scelto, la motivazione è sempre la stessa: è una cosa che hanno tutti. Si comprano oggetti inutili, libri, auto, case solo perché tutti possiedono quel bene e quindi non possiamo essere da meno. Si copia il vicino, si imitano le classi elevate, ci si uniforma a uno stile di vita che non è detto sia il nostro. Si vive di espedienti pur di fare come gli altri. Se gli altri si perdono in teoria dovremo perderci pure noi. Opporsi equivale ad essere esclusi. Se non si indossano certi capi di abbigliamento non si possono frequentare certi luoghi. Sul lavoro ci si chiude nella propria torre d’avorio e si combattono i colleghi considerati tutti rivali, potenziali nemici nell’ascesa alla carriera. In certi contesti possiamo ritrovare gli stessi comportamenti, che ormai sappiamo a memoria, come se messa davanti a certi stimoli, la massa agisce sempre allo stesso modo, non cambia. Qualche volta dovremo imparare a “fare parte per se stessi” come diceva il celebre Dante Alighieri.

 

Ester Eroli

 

Una risposta a “Il comportamento della massa”

  1. Articolo meraviglioso, complimenti. Hai descritto perfettamente la malattia più grande dei giorni nostri.

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