Il consulente: una figura professionale ambita

Negli ultimi tempi una figura professionale è balzata in primo piano: quella del consulente. Si è assistito a un proliferare di consulenti in ogni settore lavorativo, in ogni branca, in ogni luogo di lavoro. Ci sono consulenti nelle banche, negli uffici pubblici, in generale nella pubblica amministrazione, nelle attività terziarie. Di solito i consulenti sono professionisti, provvisti di diploma di laurea, ossia di una laurea specifica come in economia aziendale, in scienze politiche, ecc, dediti alla libera professione, nella maggior parte dei casi iscritti agli albi. Spesso hanno compiuto un praticantato e sono stati abilitati con appositi esami. Sono quindi avvocati, commercialisti di imprese, di aziende, anche di piccole attività che operano però come dirigenti esterni. Nell’ambito delle realtà imprenditoriali e lavorative partecipano attivamente ai processi economici, si occupano della gestione aziendale e delle risorse umane, di formazione. Con la loro specializzazione forniscono consulenza, rappresentanza, assistenza agli enti in cui lavorano e svolgono anche attività di supporto e controllo. Sicuramente sono persone con alta formazione culturale e competenza e quindi il loro ruolo è vitale, in quanto strumenti tecnici di rilievo. Ultimamente il ruolo del consulente sta diventando sempre più centrale, mostrando il suo volto nuovo, mutato. Negli enti locali i consulenti sono diventati figure preponderanti, sono aumentati come i funghi. Alla fine quella dei consulenti esterni è diventata una casta a gestione parentale con un enorme dispendio di denaro pubblico. Ci sono enti che vantano un numero impressionante di consulenti, tutti dirigenti, con buoni stipendi, tutti esterni. La strada più facile infatti è quella di inventarsi una consulenza per assumere persone amiche, senza concorsi, senza eccessive selezioni. Di questa faccenda squallida, tipicamente italiana, esiste anche ovviamente il rovescio indiscusso della medaglia. Siccome in Italia si trova lavoro solo con raccomandazioni e tramite amicizie l’unica strada rimane quella di farsi aiutare se si vuole sopravvivere degnamente. Un professionista serio che si ritrova per anni senza lavoro e che vede persone mediocri salire la scala del successo, alla fine cede e si lascia condurre per mano. Non è un peccato difendere con le unghie e con i denti il sacrosanto diritto al lavoro, diritto, fino a prova contraria, costituzionalmente garantito. In Italia il lavoro è garantito a tutti sulla carta, nella realtà dei fatti ci si arrangia anche con il meccanismo delle consulenze, vera ancora di salvezza nella giungla dei misfatti e delle ingiustizie sociali.

 

Ester Eroli

 

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