Il dolore di una imperatrice

A Trieste vi è un monumento molto apprezzato, quello a Elisabetta di Baviera, consorte dell’imperatore Francesco Giuseppe d’Austria. Elisabetta, detta anche Sissy, fu molto amata dal popolo. La sua vita non fu per niente facile, i suoi giorni ebbero un comune denominatore: il dolore. Ripercorrendo la sua vita possiamo soffermarci su gli episodi più angosciosi: la morte del suo primo amore, i dissapori con la suocera, il peso dello studio e della vita di corte, l’inimicizia con l’alta aristocrazia, la morte della figlia Sofia e del figlio Rodolfo, i sensi di colpa per la morte di Sofia, i tradimenti del marito, la sua malattia, i problemi di dieta e di salute, l’ossessione per il culto della bellezza, la morte violenta per mano di anarchico italiano Luigi Lucheni.  Una vita vissuta spesso in viaggio per il Mediterraneo per sfuggire ai suoi fantasmi, ai fantasmi che si agitavano dentro di lei. Il popolo la amava per la sua spiccata e prepotente bellezza e soprattutto per il coraggio di essersi ribellata al rigido ambiente di corte. Sissy travolge le etichette, segue regole nuove e tralascia quelle fisse, si fa amica di sovversivi ungheresi, abbraccia i principi della libertà, dell’indipendenza individuale e sociale. Invece di adeguarsi al rigido cerimoniale di corte cavalca come un amazzone all’aria aperta. Si mostra sensibile ai problemi sociali, soffre per la situazione italiana, ama la natura e difende gli animali, si occupa dei poveri e dei diseredati, degli infermi. Non partecipa alla vita corte, vive appartata e vorrebbe occuparsi personalmente della cura dei figli, salvo poi incontrare il parere sfavorevole della suocera, che preferisce affidare i figli a persone preposte.  Non possiamo non chiederci il motivo di tanta ribellione, di tanta insofferenza soprattutto nei confronti delle regole di corte e sociali. In realtà tutto nasce da un episodio della sua vita di adolescente. A quattordici anni si innamora di Richard, uno scudiero stipendiato dal padre, il duca Massimiliano, che venne allontanato e mandato altrove in quanto giudicato non adatto alla giovane. Solo tempo dopo Elisabetta scoprì che era morto di una grave malattia. Per consolarsi della perdita gli dedicò meravigliose poesie. Questo episodio, all’apparenza insignificante, segna profondamente il suo animo.  Nasce in lei in automatico il rifiuto per ogni costrizione, imposizioni, obbligo. Considera le convenzioni sociali tutta esteriorità e ipocrisia. La vita autentica è solo quella che si svolge dentro di lei e quella che vive a contatto diretto con la natura. La sua vita dimostra come un evento può seriamente plasmare un carattere.

 

Ester Eroli

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