Il lavoro c’è ma nessuno è in grado di farlo

L’Italia non è un paese coerente neanche sul fronte della domanda e dell’offerta di lavoro.
C’è da una parte chi è sempre alla continua ricerca di un posto di lavoro e chi,invece, cerca nuove figure professionali. I neo laureati, i disoccupati da un lato e le nuove imprese dall’altro.
Secondo i dati diffusi dal maggiore istituto d’indagine statistica italiano, Istat, il tasso ufficiale di disoccupazione ai primi di settembre era all’8, 3 per cento. Quello reale, se si tiene conto dei lavoratori in cassa integrazione, arriva all’11 per cento. Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, mette anche il carico da novanta e sostiene che, con l’attuale recessione, sono andati persi 560 mila posti di lavoro.
Lo scenario lavorativo per le nuove generazioni sembrerebbe completamente buio.
Tuttavia le cose non stanno proprio così. C’è una bella fetta dell’Italia imprenditoriale dove sono ricercate professioni qualificate, con solidi studi universitari alle spalle e stipendi che, nel bene e nel male, permettono di mettere su famiglia e vivere anche nelle grandi metropoli. E’ quella parte d’Italia che è alla costante ricerca di nuove promesse e nuove figure. E’ ovvio che si tratti d’imprese operanti in ambiti precisi, che richiedono una professionalità specifica. Sono per lo più aziende legate ai settori di sviluppo emergenti come quello delle energie rinnovabili. Il mondo dell’energia solare offre opportunità di lavoro a oltre 20 mila persone ed è sempre alla ricerca di figure in grado di gestire l’installazione di nuovi impianti e squadre di tecnici per la manutenzione di quelli già costruiti. Le energie rinnovabili, un po’ come l’Unione Europea ci sta indicando, sono il futuro della società. Sono gli impianti che fra trent’anni produrranno l’energia e che oggi, invece, possono essere la base della ripresa economica del nostro paese.
Il chiodo fisso di tutti i neo laureati, però, è quello del posto fisso e del lavoro a tempo indeterminato. Si studia per diventare ingegnere, avvocato e quando si esce dall’università non si trova altro che la beffa di un posto già occupato. L’errore è alla base della scelta degli studi. Si tende a preferire corsi classici che danno l’idea di una posizione privilegiata e che, invece, risultano lontani dalle richieste del mercato. Pensiamo a quanti studenti scelgono la facoltà d’ingegneria informatica per il solo gusto di essere ingegneri e lavorare in un’azienda che si occupa di software. Nessuno pensa a diventare un esperto di marketing sui mezzi di comunicazione più diffusi e sfruttare le potenzialità commerciali dei cosiddetti social network: i siti web come Face book, You Tube, Twitter. L’informatica è un altro settore che ha una grande richiesta di personale qualificato.
L’Italia che potrebbe garantire un lavoro c’è. Il problema è che non si riesce a trovare quella via di mezzo tra una formazione qualificata per i nuovi lavori e una mentalità della nuova generazione ampia, che va di là, del posto fisso statale e a lungo termine.

 

Rocchi Simona

 

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