Il melodramma italiano

Il melodramma italianoQuesto genere di spettacolo, sebbene di carattere decisamente musicale ad espressione lirica, presentava affinità con il teatro propriamente detto, poiché gli artisti, oltre che cantare, dovevano anche saper tenere la scena e anche, decorosamente, recitare. I brani, essendo cantati, necessitavano di un testo e di relativa trama, l’arcinoto libretto, per cui anche gli autori dovevano essere all’altezza della situazione, creando storie e intrecci drammatici di buon livello scenico e di presa sul pubblico, sempre più numeroso ed esigente.

Il melodramma italiano ebbe un enorme successo nazionale ed internazionale specialmente tra la seconda metà dell’800 e la prima metà del’900, riuscendo a combinare i tre fattori fondamentali per il raggiungimento del prodigio dello spettacolo, ossia il connubio tra autore, attore e spettatore. In questi cento anni a cavallo di due secoli caratterizzati da profondi cambiamenti sociali e da conflitti mondiali, si sono raggiunti livelli di successo difficilmente ripetibili in futuro. Si affacciarono alla ribalta internazionale compositori made in Italy del calibro di Gioacchino Rossini, Gaetano Donizetti, Vincenzo Bellini, Giuseppe Verdi, ecc. e cantanti/attrici come Teresa Stolz, Rosina Penco, Giuseppina Strepponi, Gemma Bellincioni, nonchè cantanti/attori come Victor Maurel, Roberto Stagno, Franco Marconi, Luigi Lablance, tutti artisti dalle eccelse qualità canore, senza dimenticare i musicisti, tutti diplomati presso i tanti Conservatori sparsi per l’italica penisola, ciascuno di ottima qualità.

E gli spettatori? Il pubblico fu la degna cornice di cotanta qualità di spettacolo. I teatri registravano frequentemente il classico pienone, gli spettatori entusiasti e competenti erano consapevoli di poter godere di spettacoli, sempre e comunque, di altissimo livello, ogni volta era una festa. Le strutture teatrali, ovviamente non potevano essere da meno, ricche di abbobbi, scenari sfarzosi, illuminate a giorno, fornite di vari ordini di palchi, di comode poltrone e a nei piani più alti, anche di posti a buon mercato, le famose piccionaie. Il calore del pubblico era un fattore indispensabile per la riuscita di ogni spettacolo e proprio le popolari piccionaie, col loro rumoroso ma sincero calore, potevano determinare il successo o l’insuccesso di un’opera; gli artisti stessi la ritenevano elemento indispensabile per caricarsi prima di andare in scena, o per esaltarsi durante l’esibizione.

Il complesso di tali circostanze così clamoraosamente favorevoli, fece definire tale periodo come l’epoca d’oro del melodramma italiano. La continuità del successo fu garantita dal sorgere di nuovi talenti musicali come Giacomo Puccini, Pietro Mascagni, Ruggero Leoncavallo, Amilcare Ponchielli, Arrico Boito ecc. e artisti come Emma Carelli, Carmen Melis, Gilda della Rizza, Rosina Storchio tra i soprani ed Enrico Caruso, Beniamino Gigli, Aureliano Pertile, Giacomo Lauri Volpi ecc. tra i tenori.

Dopo gli anni ’40 la decadenza. L’avvento e la popolarità delle musica leggera e di altre forme di spettacolo canoro come, dapprima l’operetta, poi la commedia musicale e il musicall, hanno notevolmente ridotto l’affluenza del pubblico, anche gli autori e i musicisti si sono meno dedicati al classico e all’operistico. Il pubblico del melodramma, comunque, è sempre nutrito, qualificato e definibile elitario, vanta tuttora artisti di successo internazionale che però sono costretti a dedicarsi esclusivametne alle opere classiche dell’epoca d’oro.

Il melodramma italiano in seguito definito, opera lirica, oggi e chiamato più semplicemente: opera.

 

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Adriano Zara

 

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