Il mio Bridge a Udine

Il mio Bridge a UdineDa un po’ di tempo avevo notato un significativo calo delle mie facoltà mnemoniche. Di sicuro ricadeva nelle logiche involutive della fisiologia dell’uomo, specie considerando che ormai sono vicino alla settantina. Riflettendoci sopra però ho capito che ciò che mi seccava maggiormente era il fatto che mi ricordassi perfettamente concetti e formule di quarant’anni prima, testi e battute teatrali di commedie interpretate vent’anni fa, per poi dimenticare completamente vicende del giorno precedente o, ancor peggio, opinioni o frasi espresse da meno di mezz’ora.

Una sera la mia gentile consorte, dopo l’ennesima defaillance delle mie facoltà di ricordo, con molto garbo e tatto se ne uscì con tali propositive parole: “Che ne diresti Adri se ricominciassi a giocare a bridge?”

Fu lei stessa a condurmi a Vicolo Mels, dove è ubicata la sede del circolo di bridge di Udine, da qualche tempo mia nuova patria d’adozione. Detto fatto, mi sono iscritto e ho cominciato a giocare sin da subito, cozzando con la cruda realtà dell’attuale livello della metodologia bridgistica. Il locale maestro e direttore dei tornei, al secolo Roberto Perrod, esigente ma didattico come pochi, dopo avermi visto giocare, mi fece subito capire che non solo il mio sistema di gioco (Fiori Romano) faceva parte del Giurassico (sigh!), ma che non avendo più l’elasticità e la sicurezza di un tempo (avevo smesso 25 anni fa), commettevo frequenti errori grossolani (doppio sigh!). Si offrì di inserirmi in un corso avanzato per l’apprendimento dell’ultimo ritrovato della scienza bridgistica, il sistema di gioco detto Quinta Nobile, del resto praticato da tutti o quasi i soci del circolo, e di reimpostarmi nella tecnica di gioco della carta.

Così è cominciata la mia nuova avventura nel segno di picche, cuori, quadri e fiori (in rigoroso ordine di valore) e nel contempo i neuroni hanno cominciato a fare la ola all’interno della mia scatola cranica. Del resto è notorio come il bridge unisca le età, contribuendo a migliorare la salute di chi lo pratica, in quanto interpretabile come un gioco sia sociale sia competitivo, che non conosce barriere di razza, di condizione sociale e di età. In parole povere definirlo solo un semplice gioco di carte è limitativo perché di fatto è hobby, sport, istruzione e cultura .

Il mio Bridge a Udine1L’età media dei frequentatori del Circolo Città di Udine è piuttosto alta, il che ne favorisce però qualità e livello di gioco, a cominciare dal simpatico e disponibile presidente Ivan Trevisiol fino al gentile e preciso tesoriere Daniele Tam. La presenza femminile supera abbondantemente il 50% e annovera addirittura una novantaquattrenne che ancora si cimenta sui tavoli verdi con grinta e competenza. Molti sono i soci che un tempo erano muniti di stellette e ancor meglio di greche, tant’è che non ho mai visto tanti ex generali tutti insieme neanche al circolo ufficiali di Palazzo Barberini a Roma!

Unica piccola nota negativa la mancanza di giovani leve, il che non garantisce il necessario futuro ricambio generazionale. Però, parlando coi vari Trevisiol, Tam e Perrod, (tutti cognomi furlan rigorosamente senza vocale finale) ho saputo che intendono intraprendere un’azione promozionale nei confronti dei giovani, proponendo dei corsi d’iniziazione a bassissimi costi se non addirittura gratuiti. Chissà se con una tale prospettiva, qualche gruppetto di ragazzi potrebbe lasciare inoperosi per un paio d’ore a settimana iPhone, Smartphone, iPod, iPad e tablet che siano e … dedicarsi a un sano bidding-box!

 

Adriano Zara

 

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