Il perdono come soluzione

Nell’antica Roma esisteva la dea Clementia che era la dea della misericordia e del perdono.  Con l’avvento del cristianesimo il concetto di perdono si è esteso e la misericordia divina è apparsa da subito in primo piano.  Lo stesso stato può realizzare atti di clemenza attraverso la grazia  e altre forme di sconti di pena. Il perdono rappresenta un gesto indulgente, benevolo, che rinuncia per sempre a vendette e rivalse nei confronti di un malvagio offensore.  Perdonando si vincono rancori  e risentimenti per lasciare spazio alla disponibilità nei confronti dell’altro. In certi casi, anche se non riusciamo  a perdonare completamente, ricorriamo al silenzio. Il silenzio è fondamentale quando si vuole mortificare una persona scorretta. Si sceglie la strada del silenzio, che è più eloquente di tante parole. IL silenzio non è ostile, denota semmai indifferenza. L’indifferenza non è ancora perdono. Nel perdono  dovremo avere cancellato totalmente l’offesa subita ed essere sereni e gioiosi. Spesso non riusciamo a perdonare chi ci ha fatto un torto. Dipende ovviamente  dal tipo di torto subito, dalla sua entità. Non perdoniamo per puntiglio, per orgoglio, per capriccio, per rabbia. Di solito non perdonano le persone che hanno un alto senso della giustizia. Un esempio per tutti è il caso della protagonista del romanzo Donna d’onore di Sveva Casati Modigliani. Nancy è la figlia di una coppia di immigrati siciliani a New York, che assiste alla morte del padre per mano di un sicario Sean, detto l’irlandese. Sean in missione in Sicilia conosce Nancy e se ne innamora ricambiato. Sean sa di essere l’uomo che Nancy odia nel profondo e per questo non rivela la verità. Quando Nancy scopre la verità non perdona per nulla al mondo l’uomo che ama.   In questo caso è il senso della giustizia a prevalere. Non riusciamo a perdonare certe persone, non perché siamo dei mostri, ma perché sentiamo sulla pelle l’ingiustizia e non la sopportiamo. Si può non perdonare senza vendicarsi. Spesso istintivamente vorremo vendicarci di chi ci ha fatto soffrire. Anzi vorremmo che la persona in questione provasse quello che noi abbiamo subito. Il senso della  giustizia non deve portarci verso l’odio cieco, l’odio è un sentimento deleterio, che logora. Dobbiamo essere fiduciosi, esiste anche una giustizia divina, superiore. Bisogna sorvolare sulle debolezze umane, nessuno è perfetto.

 

Ester Eroli

 

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