Il potere dell’immaginazione ad alti livelli lavorativi

Il potere dell’immaginazione ad alti livelli lavorativiSpesso la nostra immaginazione ci porta a sognare una realtà diversa da quella concreta. Spesso siamo convinti che in certi ambienti altolocati di lavoro tutto scorra liscio, ogni istante, ogni attimo sia speciale. Pensiamo che ad alto livello si possono avere grandi occasioni, fare progetti importanti, arrivare a penetrare in zone inesplorate, avere successo, svelare piccole e grandi verità, imparare a gestirsi, a gestire i rapporti con le persone, ad avere maggiori scelte, maggiori idee originali. Nel nostro flusso di pensieri immaginiamo scelte oculate, premiazioni, riconoscimenti di merito, comportamenti leggeri e rispettosi. Pensiamo che lavorare in sale affrescate, fra gente importante sia più esaltante, fondamentale per il nostro equilibrio. In certi ambienti ci aspettiamo rispetto, comprensione, orgoglio, stima. Affrontare il lavoro fra scrivanie di mogano, tavoli di cristallo, vasi delicati, noti personaggi ci proietta sicuramente in un’altra dimensione. Immaginiamo che in certi ambienti frequentati da gente colta ci sia attenzione per la persona. Sogniamo elogi, confidenze, rispetto, soprattutto rispetto. Pensiamo che si lavori rilassati, senza tensioni e spaventi.

Poi veniamo in contatto con certi ambienti e ci ritroviamo davanti un’altra realtà. Troviamo donne frenetiche, smaniose di fare carriera che pensano solo a gareggiare con i vestiti fra di loro; per loro niente è importante se non comprare l’ultimo abito firmato all’ultima moda, non tanto per se stesse, ne farebbero a meno, quanto per ostentarlo sotto il naso delle altre che restano a bocca asciutta. Vestirsi la mattina diventa un peso, una dura incombenza, perché sappiamo di dover subire il fuoco di sguardi avidi e biechi. Se ci vestiamo bene subiamo gli sguardi invidiosi, in caso contrario quelli di commiserazione come se noi fossimo delle zingare raccolte dalla strada e non persone laureate come loro. Le donne vanno avanti fra ripicche e rabbie, insidie e veleno. Ostentano capricciose, ci perseguitano fino in fondo. Non rimandano mai al giorno dopo quelle umiliazioni che vogliono comunque infliggerti. Tu per loro sei un’estranea, una persona fragile, che non conta. Si mostrano compatte nel difendere con le unghie il proprio universo ma poi si scoprono divisioni anche nel loro recinto. Non si stimano reciprocamente, non si amano. Non conducono avanti il lavoro insieme, come una squadra.

Gli uomini di certi ambienti appaiono all’apparenza più solidi, meno insipidi, più concreti. Con la loro giacca e cravatta di marca ci fanno credere di essere dalla nostra parte. Con loro inizia sempre bene, solo nelle fasi successive compaiono le prime crepe, i primi strappi. Notiamo i loro gesti solenni, una punta di spavalderia nella voce, un atteggiamento distante, autorevole, a tratti superbo. Davanti a loro ci sentiamo piccoli, come bambini in castigo. Gli uomini sono gaudenti, con la voglia di strafare. Impettiti, garbati, amano corteggiare tutte le donne che incontrano, anche velatamente. Sono uomini di ferro a cui nessuno può resistere nemmeno una adolescente. Sono uomini che operano come se non dovessero morire mai, come se il loro potere fosse illimitato e durasse per sempre. Invece gli incarichi subiscono rotazioni, spostamenti. In certi ambienti di alto livello bisognerebbe imparare l’umiltà, la modestia, e vivere come se si dovesse morire il giorno dopo, cosa che potrebbe anche accadere e che va messa in conto per non farsi cogliere impreparati, come sovente avviene. Morto poi un pezzo grosso inizia la lotta per la sua successione, il suo ricordo sbiadisce come arcobaleno. In fondo siamo tutti su un carrozzone che alla fine ci dimentica, nessuno escluso.

 

Ester Eroli

 

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