Esiste una leggenda, nota come maledizione, una specie di superstizione, secondo la quale molti scopritori della tomba sarebbero morti poco dopo per aver violato il suo habitat. La tomba sicuramente sarebbe stata protetta da una magia, probabilmente fatta al momento del rito funebre. Sono stati rinvenuti molti testi magici all’interno della tomba.
Bisogna dire che gli egiziani avevano una ossessione vera e propria per la sopravvivenza dell’anima dopo la morte. Per loro la morte non era la fine di una esistenza. L’anima immortale con la sua forza vitale sopravviveva. Il corpo doveva però rimanere integro, per questo lo mummificavano e trattavano con resine e olio di cedro e le interiora venivano messe nei vasi detti canopi. Ogni rito funebre era accompagnato con processioni e offerte alle divinità degli inferi che si trovavano sotto terra e veri riti magici e preghiere. Il viaggio dell’anima, dopo un traghettamento, approdava alla fase finale del giudizio dove sul piatto di una bilancia veniva pesato il cuore del defunto, che se era leggero era promosso in caso contrario veniva dato in pasto alla divinità coccodrillo.
Molti naturalmente credono che sia tutto falso. Invece noti sensitivi dicono che non possono recarsi in Egitto perché ogni volta che sono andati sono caduti in trance e sono stati disturbati dal faraone fanciullo in persona. Ci sono poi famosi sensitivi che usano evocare il faraone durante dei riti particolari di salvataggio. Spesso non tutte le leggende sono solo tali. Per capire bisogna scavare nel profondo non limitarsi ad analisi superficiali. Alla fine quando sono degli amici magari a dircelo dobbiamo per forza crederci. Aldilà di tutto è confortante comunque sapere che esiste una vita oltre la morte e che la morte non è la fine di tutto.
Ester Eroli