Il senso della fine – III

Il senso della fine - IIIIl 21 dicembre 2012 il mondo finisce.

Continuiamo la riflessione sul valore della nostra esistenza in relazione a chi ci sta intorno. Il valore con cui affrontare la fine del mondo, data per scontata come all’interno di un film di fantascienza senza lieto fine. Il bagaglio da portare nell’ultimo viaggio.

Adesso mancano 425 giorni all’ultima alba, l’ultimo sole, l’ultimo respiro. Ciò che lasceremo di noi sarà cenere, oppure i resti della nostra anima. Soffermiamoci su questa seconda ipotesi.

Se avessimo un’anima immortale sicuramente saremmo parte di un disegno soprannaturale realizzato da un Dio che oltre a regalarci la vita ci ha instillato, tra un atomo e l’altro, l’invisibile forza dell’immortalità. Se l’avessimo, essa stessa sarebbe la nostra vita che inizia su questo pianeta in forma imperfetta e poi s’evolve nella perfezione della propria eternità. Il corpo si dissolverebbe ma l’anima proseguirebbe la vita, ragion per cui il corpo sarebbe il mezzo con cui l’anima vive e sopravvive ad esso. In quest’ottica l’anima è la parte immateriale del corpo, attraverso cui, però, percepiamo la vita. E qui sta la vera questione: se l’anima esiste, e se la vita è nell’anima, quanto la nostra esistenza ha soddisfatto le esigenze dell’anima e quanto quelle del corpo? Siamo forse di fronte ad un altro Quantum con cui misurare il nostro valore? Solo apparentemente. Se riprendiamo infatti la questione affrontata nell’articolo precedente sul Quantum della nostra alienazione, e la raffrontiamo al Quantum della nostra materializzazione, ci si rende facilmente conto come entrambi i valori siano sovrapponibili. Più ho dato spazio alla mia anima, e più ho dato ascolto alla mia umanità; viceversa più ho dato spazio alla vita fisica, più mi sono alienato dall’umanità che mi compone. Due facce della stessa medaglia: Anima e Umanità.

Ciò appare chiaro se riflettiamo sulle esigenze dell’anima, rispetto a quelle della propria dimensione fisica. La nostra parte immateriale necessita sicuramente del contatto con la propria interiorità, del costante ascolto delle istanze che provengono da dentro, come il senso di giustizia (l’essere giusti, il pretendere giustizia), il senso di libertà (l’essere liberi, rispettare la libertà altrui), il bisogno di accettazione (l’essere accettati, accettare gli altri anche nella diversità), cercando di creare con chi ci circonda un rapporto tra anime, oltre che tra corpi. Le esigenze del corpo invece spingono alla soddisfazione dei propri desideri immediati, come il successo personale, il primeggiare sugli altri, l’avere ragione anche nel torto, la costante e permanente difesa dei propri interessi. Non vi è quindi dubbio come l’eccessiva attenzione ai bisogni della dimensione materiale porti al disinteresse per la propria parte immateriale, finendo dapprima per ignorarla e infine per distruggerla, allo stesso modo con cui si ignora e infine ci si aliena dalla propria umanità.

Verrebbe da dire che entrambe le questioni (Anima e Umanità) fanno parte di una medesima verità, raggiunta partendo da due punti di partenza opposti, come se la questione divina sul senso della vita andasse a sovrapporsi alla questione naturale sul senso dell’esistenza.

Sia comunque chiara una cosa: se l’anima esiste, essa esiste per tutti, credenti e non, allo stesso modo con cui tutti quanti apparteniamo alla specie umana. Tale certezza coinvolge ognuno di noi, a prescindere dalla propria visione del mondo. Essere dotati di un’anima, di una parte immortale, è sicuramente un’ipotesi, ma tale ipotesi al momento può essere vera come no. Nessuno infatti al riguardo possiede la certezza, non possedendo la prova idonea a confutarne l’esistenza. Seguendo questa logica, guardarsi dentro per chiedersi quanto resti della propria anima, o se vogliamo della nostra parte immateriale, è un atto dovuto dinanzi al mistero della vita, soprattutto se allo scadere del quattrocentoventicinquesimo giorno da oggi ci aspetta con certezza la fine del mondo.

 

Riccardo Jevola

http://riccardojevola.altervista.org

 

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