Il traguardo della pensione e il suo festeggiamento

Il traguardo  della pensione e il suo festeggiamentoIl momento della pensione è un traguardo importante nella vita di una persona, rappresenta la conclusione di una lunga stagione lavorativa ,spesso vissuta all’insegna della monotona ripetitività. Arrivare alla pensione significa essere fortunati, significa aver superato indenni molte difficoltà. Di solito ci si congeda dai colleghi e dai superiori e poi si fa una splendida festa con i familiari. Si deve riconoscere l’importanza della festa di addio al lavoro. Prontamente per i festeggiamenti sono nate nuove mode. Per la circostanza la fantasia è apparsa senza limiti. Praticamente il festeggiato neo pensionato fa una festa a spese dell’azienda, con tanto di rinfresco, spumante, regali e addobbi ma invita solo determinati colleghi e dipendenti. Redige, elabora una lista bianca in cui ci sono gli eletti, i partecipanti, quelli che fanno il regalo, e una lista nera dove ci sono gli esclusi che non devono nemmeno sapere del traguardo raggiunto, specie se i dipendenti sono molti è facile non sapere. Con aria felice il pensionato ammette nel suo harem solo i migliori, accuratamente selezionati, solo quelli per lui necessari, importanti, utili, magari persone arrivate, o legati a lui da una amicizia personale. Gli altri sono gli esclusi, quelli che non contano, che hanno risposto male magari quando era necessario per difendersi, che sono uscieri, inservienti, persone appena arrivate, giovani a tempo determinato, gente che non lascia traccia tanto è insignificante. Per loro non servono convenevoli, fette di torta, anzi la loro stessa presenza sul piano è fastidiosa. Così una persona nel silenzio della propria stanza può sentire un vago brusio nella stanza delle riunioni e rendersi conto con il tempo dello svolgimento della festa a cui non è stato ammessa. Nel corridoio si vedono sfilare persone elegantemente vestite che si recano al rinfresco con magari dei pacchetti regalo in mano. Gli inutili vengono lasciati al loro destino, nella povertà del loro mondo privo di feste e baldorie. Se si attraversa il corridoio per andare in bagno si ottengono solo occhiate gelide, ironiche, accompagnate da una proverbiale freddezza. Allora si torna alla propria postazione, immobili, come folgorati. Per una tragica fatalità si può essere esclusi dalla mischia di una festa della pensione, che solitamente dovrebbe essere un momento condiviso in modo corale. Perplessi riflettiamo su la situazione leggermente delusi. Ci convinciamo che la nostra presenza non era urgente visto che non siamo nessuno. Ci ricordiamo di non aver fatto nulla e che il collega neo pensionato era pure un membro di una associazione benefica. Cattivi pensieri ci invadono la mente. Scopriamo una pratica diffusa. Molti stanno adottando questa barbara usanza. In fondo o si accettavano tutti i colleghi o nessuno, se proprio si dovevano fare discriminazioni allora era meglio invitare i privilegiati fuori in una festa privata non tra le pareti dell’ufficio. Le discriminazioni non hanno mai fine neppure davanti a un commiato, forse neppure si fermano davanti alla morte. Il ricordo del collega appara sbiadito, avvolto da una punta di amaro disappunto. Presto lo dimenticheremo, anzi è prioritario dimenticarlo, scordarlo. In fondo abbiamo solo assistito all’ultima mascherata, all’ultima farsa prima del congedo. Molti si divertono a fare della propria vita una rappresentazione solo che non sanno recitare. Gli esclusi continuano la loro vita, in fondo non hanno perso nulla, nemmeno un amico sincero.

 

Ester Eroli

 

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