Diversi studi psicologici hanno maturato nel corso del tempo diverse teorie sul fenomeno degli incubi, arrivando a trovarsi tutti d’accordo, infine, sulla definizione che potrebbe riassumere in maniera semplicistica il concetto ad esso correlato: il linguaggio dell’inconscio.
Ciò che definiamo “incubi” sarebbe un modo come un altro, della nostra mente, di sfogarsi, di comunicarci la presenza di elementi di disturbo che coscientemente credevamo di aver rimosso. Un trauma infantile, per esempio, può ripresentarsi negli incubi sotto mentite spoglie, attraverso simbologie non sempre a primo impatto comprensibili. Così come una situazione di disagio attuale ampiamente sottovalutata, che viene manipolata dall’inconscio a tal punto da presentarsi per quello che effettivamente è: una fonte di stress.
La psicoanalisi gioca un ruolo fondamentale nello sciogliere tale tipo di matasse, anche se non in rari casi – purtroppo – sembra non dare i frutti sperati, pur a questi mirando.
Ad ogni modo, secondo il parere di diversi psicologi, il trucco a cui può rifarsi chiunque sia vittima di nottate all’in segna del terrore è quello di autoanalizzarsi, cercando d’individuare – per quanto sia possibile – la causa scatenante tali tipi di disagi notturni.
Senza dimenticare, infine, i buoni e vecchi cosiddetti rimedi della nonna: una profonda inspirazione ed espirazione accompagnata da una fumante tazza di camomilla, prima di dormire e nel più fortunato dei casi, possono davvero abbattere qualsiasi tipo di mostro.
Orsola Mainolfi