Italia alla deriva

Italia alla derivaPer anni l’Italia è stata una nazione all’avanguardia in molti campi dell’industria e del sapere. Molti Italiani con ragionevole calma si sono impegnati e con fatica hanno ottenuti risultati apprezzabili. Lo sviluppo economico è costato fatica, rischio. Molti italiani hanno semplicemente assecondato passivi un loro talento naturale e sono divenuti imprenditori, manager, industriali. Poi è subentrata, man mano che crescevano i falsi bisogni, la legge del profitto a ogni costo e con essa la corruzione sempre più dilagante. Si sono fatte carte false per rispettare le leggi di mercato, per entrare nel tempio d’oro del successo. Molti passi falsi sono stati fatti con leggerezza infantile. Alla fine la rivoluzione industriale è rimasta incompleta, priva di ordine. I fiumi si sono riempiti di veleni, le discariche abusive sono aumentate come pure la commercializzazione di prodotti marci e scaduti. La ricerca del business ha rovinato la vita, la voglia di fare fortuna ha annebbiato il raziocinio. I pensieri onesti, le iniziative concrete sono stati banditi a vantaggio del guadagno facile. L’Italia così seducente nei mercati internazionali e divenuta un luogo dove è difficile se non impossibile investire degnamente. Ora non è più considerata un paese leader nel mondo. Ingenuamente si è creduto di poter dominare il mondo con l’inganno di un comportamento scorretto e ambiguo, quasi provocatorio. Con noncuranza assoluta si sono compiuti grossi misfatti mascherati di bugie e di argomenti menzogneri. La gente ora è arrivata a una disperazione senza rabbia e si sente estranea nel proprio paese. Gli italiani a livello internazionale soprattutto non sono più credibili, si devono nascondere, sono guardati a vista con disprezzo. Si sono commessi illeciti spudoratamente provocando la collera e l’astio delle persone oneste. Di fronte al crollo e al fallimento delle banche ci sentiamo impotenti. Ci sono situazioni che mettono i brividi. Analizzando la situazione ci rendiamo conto che gli italiani non hanno più lavorato a testa bassa come avveniva nel dopoguerra, si sono lasciati andare a chiacchiere, lussi, leziosità. Gli amministratori locali si sono persi dietro comizi, riunioni, incontri senza costrutto pieni solo di parole, senza impegni precisi, perdendo di vista gli obiettivi concreti. I politici fra loro parlano solo di ozi, cinema, mostre, vita mondana, al centro dei loro pensieri c’è solo la realizzazione e l’arricchimento personale. Nella trama del quotidiano ci sono i segni dello sfaldamento. Nelle sezioni si chiacchiera, nei circoli si bivacca. Si tira avanti facendo lo scaricabarile, senza alcun interesse nell’impresa iniziata. Si lavora come se non fossero affari propri, solo per avere i soldi necessari per fare i lussi. Bisogna tornare a lavorare sodo, a testa bassa come in passato, senza grilli per la testa con la sola voglia di ricominciare a costruire la nazione.

 

Ester Eroli

 

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