Jeahn Cauvin, più noto in Italia come Giovanni Calvino, trascorse la sua vita in un particolare e forse irripetibile contesto storico rinascimentale in cui fiorirono molte menti eccelse nelle arti, nell’ingegneria, nella matematica, nel pensiero, ma anche nel riformismo religioso. Tra questi ci furono anche eminenti figure umaniste ma anche aspramente contestatrici della Chiesa cui causarono non pochi grattacapi quando non addirittura scisma irreversibili. I più noti ed incisivi furono senza tema di smentita: Erasmo da Rotterdam, Martin Lutero e appunto Giovanni Calvino.
Martin Lutero
Erasmo da Rotterdam
Il contesto culturale che si sviluppò in Italia nel così detto rinascimento contagiò positivamente tutte le nazioni limitrofe all’Italia, la cultura laica cominciò a svilupparsi nella nascente borghesia con notevoli effetti sulla crescita culturale delle varie popolazioni. Nel Medio Evo, infatti, la cultura era nelle mani del clero, ma nell’ epoca successiva l’avvento della borghesia e l’introduzione della stampa permisero la rapida diffusione dei testi scritti ponendo fine al monopolio culturale dei religiosi. La diffusione della cultura fece emergere fior di umanisti che pubblicarono le loro riflessioni, le loro ricerche, le loro teorie su tutti i temi possibili, allargando il dibattito ma anche la polemica, innescando lotte e dispute su tutto il territorio europeo. Jehan Cuven si trovò in tale contesto storico elaborando un suo pensiero riformista convinto che ogni problema religioso appartenesse a ciascun individuo e che chiunque potesse creare, esporre e proporre una riforma ecclesiastica. Nel 1532 espose le sue proposte radical-riformiste della chiesa con lo stesso cipiglio aggressivo, polemico e intransigente dei sopra citati Erasmo e Lutero, suscitando le inevitabili ire e reazioni della Chiesa di Roma. Perseguitato, si rifugiò in Svizzera dove ebbe modo di perfezionare le basi della sua riforma contestatrice redigendo il libro intitolato: Le istituzioni della religione Cattolica.
Venne anche in Italia, ospitato dalla corte di Ferrara, accolto come grande umanista e innovatore, ma lui ne approfittò non tanto per sfidare il Papa, quanto per approfondire i suoi studi teologici. Ritornato in Svizzera accettò la cattedra di Teologia a Ginevra dove tentò addirittura di trasformare quella città in una utopistica repubblica teocratica.
Morì a 55 anni nella sua Ginevra, dopo averla dotata di una scuola d’educazione religiosa, di un ospedale per gli indigenti e soprattutto lasciandole le sue opere riformistiche più significative quali: Il Catechismo, Le Ordinanze Ecclesiastiche, I Commentarii della Bibbia e la contestatissima Defensio Fedi.
Adriano Zara