La FAO fa o non fa?

Come è noto FAO è l’acronimo di Food and Agricultural Organization, organismo internazionale emanato dall’ONU che si occupa delle politiche atte a debellare la fame nel mondo e che “dovrebbe” vigilare su chi specula su fabbisogni nutrizionali dei popoli. Quel dovrebbe virgolettato non è casuale perché: o non lo sta facendo, o suoi sistemi di controllo non sono assolutamente all’altezza della attuale situazione.

Il crescente aumento della popolazione ha causato, come prevedibile, un forte incremento della richiesta di cibo e allora ecco puntuale spuntare il business! Le multinazionali di tutto il mondo si sono buttate sui generi alimentari di prima necessità, generando, in primo luogo, forti oscillazioni sui prezzi di grano, riso, mais, che rappresentano l’ottanta per cento del fabbisogno alimentare del globo causandone rincari e speculazioni smisurate, in secondo luogo, l’accaparramento dei terreni agricoli, il famigerato “land grapping” che sta determinando un ulteriore impoverimento di paesi già indigenti. Proprio la FAO, pertanto, dovrebbe mettere al bando ogni prodotto derivante dall’ exchange tradd funds collegato alle aggiotaggianti multinazionali agricole e porre fine quindi all’ignobile speculazione sul cibo.

Dispiace ma non sorprende vedere in prima fila di tali entità speculatrici anche una made in Italy come la Banca Unicredit che oggi ha la faccia tosta di chiedere sovvenzioni dallo Stato e raccolta di liquidità dai privati per evitare di cadere nel baratro.

L’accaparramento di territori agricoli si affida ad accordi che non rispettano i diritti delle comunità locali e di tutti coloro che coltivano la terra. Le intimidazioni e le coercizioni a vendere perpetrate ai danni dei piccoli proprietari, sono del tutto ignorate . Senza andare troppo lontano è possibile citare un esempio lampante anche nella nostra freschissima Unione Europea: In Romania il 9% dei territori agricoli, ovviamente i migliori, sono stati recentemente

acquistati da società straniere: L’Italia(tramite le Generali) è in prima fila col 24% del totale, poi la Germania col 15%, I Paesi Arabi hanno il 10% ecc. Nei paesi più poveri del mondo tale corsa all’accaparramento è ovviamente assai più vistosa.

La corsa al cibo, inteso ormai come bene strategico, è di fatto cominciata, gli investitori ignorano i diritti di coloro che fondano la propria economia con i soli proventi dell’agricoltura e tutto fa pensare che nel prossimo futuro, tale corsa sarà una vera e propria lotta senza esclusione di colpi, intensa e senza scrupoli.

E la FAO che fa? C’è da sperare che si svegli dall’attuale torpore e pungoli i suoi strapagati dirigenti e funzionari a far valere i loro compiti istituzionali , nel rispetto non solo deontologico ma anche etico del mandato delle Nazioni Unite.

 

Adriano Zara

 

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