La morte come fenomeno

La morte come fenomenoLa morte fisica di una persona è sempre stato un argomento tabù. Non si parla volentieri della morte, e si preferisce girarci intorno. L’uomo nel tempo ha sempre cercato di esorcizzarla n vari modi. Il fenomeno morte sconvolge per la sua crudezza, non ci fa dormire per notti intere, ci rigiriamo nel letto in preda a tremori e sudori freddi. I nostri sogni, quando muore una persona vicina a noi, sono incubi popolati di scheletri e fantasmi. E’ insopportabile la sparizione della persona amata, il  fatto di non poterla vedere più, di non poter più incontrare i suoi occhi. La fine di un uomo spesso avviene nel modo peggiore e nessuno sa il reale motivo di tanto scempio. Mentre si passeggia tranquilli per le vie di una città milioni di persone nel mondo stanno morendo o sono seppellite nei cimiteri. Le cerimonie funebri ci commuovono, ma sicuramente il giorno dopo il funerale è quello più triste. Si è affranti e si pensa a quella bara lasciata completamente sola, perché dopo la tumulazione e i saluti di rito la gente cerca di andare via.  Il pensiero di questa solitudine ci schiaccia, ci annienta, ci fa vacillare. La dissoluzione del corpo ci sembra una cosa assurda e cerchiamo di non pensarci per non impazzire del tutto.  Tutti sappiamo che nonostante la morte, che nessuno accetta totalmente, la vita è bella, piena di cose piacevoli come l’amore, l’amicizia, il sole, l’estate, il cibo, la natura, lo sport, le opere d’arte, le città, i negozi, la poesia, la musica ecc.  e noi dovremo godere di ogni cosa.  Ma per salvarsi l’uomo deve trovare una soluzione per arginare, bloccare, la morte almeno nella mente. La fede cristiana come altre religioni apre le porte alla speranza di una vita eterna, ultraterrena. Per chi non crede la situazione è leggermente più complicata. Una prima soluzione potrebbe essere quella di non pensarci, ossia lavorare, divertirsi  fingendo che tutto sia eterno, che non ci sia una fine.  Si tratta solo di una questione psicologica si azzera, si annulla mentalmente la morte, si ignora ogni suo aspetto anche il più crudo. E’ questo soltanto un modo per difendersi ma abbastanza efficace. Un altro modo potrebbe essere quello di dedicarsi a qualcosa che ci consenta di lasciare una traccia del nostro passaggio sulla terra. L’arte forse ci proietta nel mondo dell’immortalità. Infatti se il corpo muore l’anima nelle opere sopravvive. Ma siccome non tutti possono realizzare questo progetto, la cosa migliore è liberarsi mentalmente dalla morte, lei non esiste quando si legge un libro, si accarezza un gatto, si ammira un paesaggio, si corre per un prato, si ascolta il nostro cantante preferito, si mangia un piatto succulento. Si deve assaporare al vita intensamente come si fa con un liquore. Chi ama la vita non può lasciarsi prendere al laccio dalla morte. Quindi si deve viaggiare, amare il prossimo, fare del bene per trionfare sulla morte. Certo l’arte consente di diventare famosi, ma è una magra consolazione se si pensa che poi comunque non vedremo e sentiremo più nulla: il profumo dei fiori, del pane appena sfornato ecc.  Le vertigini ci vengono quando pensiamo che c’è gente che passa il tempo a fare del male agli altri, a far piangere gli occhi di tante persone, occhi destinati a scomparire, invece di occuparsi di organizzare la propria vita. Gli occhi degli altri dovrebbero essere sempre luminosi, se non felici, almeno sereni e non dovrebbero piangere per causa nostra, almeno per il tempo che sono sulla terra. Non sappiamo ovviamente se esiste l’aldilà ma una certezza c’è: è inutile fare del male agli altri, perché tutti prima o poi moriamo e l’eternità potrebbe essere solo un’illusione.

 

Ester Eroli

 

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