Nella commedia teatrale in cinque atti dello scrittore francese Rostard “Cyrano de Bergerac” composta nell’800, troviamo come protagonista un vero eroe romantico, altruista, generoso, umano, sognatore, amante della giustizia, poeta abile nei giochi di parole. Innamoratosi della cugina Rossana non si dichiara apertamente a causa della sua bruttezza fisica. Riesce tuttavia a dichiararsi attraverso alcune lettere che scrive alla sua amata per conto di un altro giovane corteggiatore della fanciulla, Cristiano, il quale è fisicamente perfetto, ma incapace di suscitare sentimenti sublimi per la sua ottusità. I due uomini diventano amici e per così dire si compenetrano. Rossana rimane profondamente colpita dalla potenza delle parole e dei versi e alla fine per caso scoprirà che l’artefice di tutto è lo stesso Cirano. Le parole quindi racchiudono in sé una potenza notevole e sono in grado di suscitare profondi sentimenti. La stessa Rossana si sentirà attratta dall’uomo che scrive parole d’amore di fuoco. Ci sono persone che riescono a comunicare solo per iscritto, danno il meglio di sé solo scrivendo. Nella vita pratica sono mediocri, insignificanti ,ma quando scrivono diventano divini. La parola è come una scheggia che raggiunge il cuore e si va a conficcare nelle sue pareti. Lo stesso Innominato dei Promessi sposi del Manzoni si converte anche per aver ascoltato le parole della prigioniera Lucia. La parola può modificare un comportamento, indurre alla riflessione, spingere verso il futuro. E’ un seme che se cade sulla buona terra fruttifica. Nelle nostre università, specie nelle facoltà umanistiche, spesso si tralascia la questione scrittura, privilegiando il discorso orale. Non si può dire che sia la stessa cosa. Sono forme diverse di comunicazione. La comunicazione scritta a volte può essere più incisiva, più determinata. Si dovrebbe tornare all’esercizio scritto per imparare a comunicare anche con la penna o non solo a parole.
Ester Eroli