La rivincita delle piccole città

La rivincita delle piccole cittàMolte sono le persone che per ragioni di studio o di lavoro si sono trasferite nelle grandi città. La città attira perché fornisce una quantità notevole di servizi ai suoi residenti. La città sembra calda, accogliente con le sue luci, i suoi colori, con i negozi alla moda, le mostre, i teatri, i musei, i locali. La città sembra proteggere i suoi abitanti con le sue mura e le sue porte. In realtà tra la folla dei pedoni frettolosi,  camminando sui marciapiedi affollati, ci si sente spaesati, sradicati. Ci sentiamo anonimi, persi nella metropolitana nell’ora di punta. Nessuno sembra vederci, sorriderci, pensarci. Siamo soli mentre guadagniamo l’uscita su un mezzo pubblico, completamente soli mentre saliamo le austere scale di un palazzo pubblico, soli e trasparenti mentre fendiamo la folla sul corso. All’inizio l’anonimato può farci piacere, ci sentiamo liberi di respirare, di agire ma poi il bisogno di calore umano prende il sopravvento. Per strada nessuno ci parla, ci nota, ci considera. Siamo solo un puntino lontano senza identità. I ritmi di vita sono frenetici, si fanno code al supermercato, negli uffici, persino al ristorante. A tutto questo si contrappone il ritmo lento di un piccolo centro di provincia. Molte persone negli ultimi tempi si sono trasferite o stanno pensando di trasferirsi, nelle piccole cittadine di provincia. Queste hanno il vantaggio di fornire ugualmente tutti i comfort e servizi necessari per una vita dignitosa ma nello stesso tempo sono a misura d’uomo. Sul corso è possibile stringere relazioni, nel bar dove si va abitualmente ci si conosce un po’ tutti, nelle scuole gli allievi sono affiatati, legati perché sentono di appartenere a quella cittadina. Gli impianti sportivi consentono gli allenamenti delle piccole squadre e si finisce per socializzare con tutti i presenti. La sera al cinema, al teatro si può incontrare il vicino di casa. Al mattino quando si esce si salutano i negozianti, i vicini, gli amici di vecchia data e quelli da poco conosciuti, e che forse presto diventeranno nostri amici. Le pecore nere della comunità vengono subito individuate e nel caso isolate se recano disturbo o invitate a migliorarsi. La chiesa del quartiere diventa un importante polo di attrazione soprattutto per i giovani. Le feste diventano un momento, un occasione per vivere un’intensa vita cittadina. Per carnevale ci si riunisce per preparare carri e costumi, per cucire copricapi e indumenti. Per la festa del patrono il comitato dei festeggiamenti cerca di coinvolgere tutti nelle varie iniziative. Il natale con la sua magia offre varie possibilità per familiarizzare con la comunità locale. In un piccolo centro ci si conosce, ci si rispetta, ci si difende. E’ difficile restare soli nelle lunghe sere d’inverno, o durante un’atroce malattia, si trova sempre qualcuno disposto a farci compagnia. Si può conoscere il medico, il maresciallo dei carabinieri, il vigile, il pediatra da vicino, nel loro contesto familiare. I negozianti instaurano con i clienti un rapporto di fiducia reciproca e cercano di interpretare al meglio il gusto dei concittadini. Si può prendere il vino nelle cantine sociali, i prodotti biologici nelle varie fattorie dei paesi limitrofi. Il cibo che mangiamo è più genuino e la stessa aria che respiriamo è meno inquinata dai gas di scarico, perché nei piccoli centri il traffico è più regolare, salvo rare eccezioni. E’ possibile inoltre trovare case munite di garage senza il bisogno di dover trovare un parcheggio vicino casa. La vita scorre più lenta ma siamo più allegri, più vicini alla gente come noi. E’ una sensazione di benessere che difficilmente si prova nelle caotiche città. Nel tempo assistiamo a una vera e propria rivincita delle piccole città, di questi microcosmi dove la vita è più umana.

 

Ester Eroli

 

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