La spada nella roccia

L’Abbazia di San Galgano si trova a circa trenta km ad ovest di Siena, proprio al confine con la provincia di Grosseto. La zona è ricca di boschi, di castelli, di borghi, di conventi, di chiese, di pievi e soprattutto di bellezze naturali. L’abbazia era in passato un notevole centro viario e punto di riferimento per i pellegrini provenienti da ogni parte. Galgano era un cavaliere forte e prepotente, amante della vita mondana e frivola. Stanco di soprusi e violenze divenne eremita e dedito alla vita ascetica. La sua clamorosa conversione lo portò a fare un gesto plateale: conficcò la sua spada in una roccia con lo scopo di usarla come croce durante le preghiere quotidiane. Galgano divenne santo sotto il pontificato di Lucio III. Dopo la morte del santo venne eretta una chiesa nota con il nome di Rotonda. L’abbazia ha pianta a croce latina, tre navate, un ampio refettorio, il chiostro, una sala capitolare usata come sala riunioni, lo scriptorium destinato alla preghiera e ai lavori intellettuali. Nei pressi del monumento c’è anche una erboristeria con un vasto assortimento di prodotti come miele, marmellate, saponi alle erbe, creme, liquori. Quello che colpisce il visitatore è sicuramente la spada. Da studi fatti, anche recenti, emerge che si tratta veramente di una autentica spada del XII secolo. La spada ha subito varie vicissitudini. Fu persino spezzata da un vandalo. Alcuni avevano anche pensato che la spada fosse un falso, ma i risultati delle ricerche compiute anche dall’università di Siena hanno dimostrato il contrario. La spada è stata visionata anche con un endoscopio a fibre ottiche. Alcuni esperti avevano fatto notare dei punti di contatto tra la storia di Galgano e quella del famoso Re Artù dei cavalieri della tavola rotonda. Non è la prima volta che la leggenda si mescola con la storia dando vita a un racconto per certi versi fantastico.

 

Ester Eroli

 

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