Lacrime represse

Lacrime represseSpesso spendiamo molto nelle amicizie. Perdiamo tempo dietro a persone che abbiamo accolto come figli, con cui ci siamo confidati e che consideriamo consiglieri fidati. Magari sono persone che abbiamo conosciuto nel paese natio, a scuola, in casa di amici, nel palazzo dove abitiamo, all’università, a ballare, al lavoro. Con queste persone siamo stati educati, teneri, di cuore. Abbiamo fatto a loro generosi regali, siamo andati con loro in svariati posti. Ci hanno fatto dei favori, li abbiamo ringraziati senza problemi. L’amicizia in taluni casi è andata avanti senza intoppi o quella parvenza di amicizia. Li abbiamo aspettati con impazienza, li abbiamo accolti fra le mura della nostra casa. Con tono fermo li abbiamo difesi, protetti, elogiati davanti ad altre persone. Abbiamo trascorso con loro piacevoli ore, condiviso momenti. Con loro abbiamo parlato schiettamente senza peli sulla lingua, con sguardo acceso di gioia. Abbiamo esultato per le loro vittorie, abbiamo ascoltato i loro crucci, si siamo esaltati per i loro successi. Poi ci siamo resi conto, a mente fredda ,del carattere di queste persone. Abbiamo colto dei momenti mentre ci guardavano scaltramente, mentre ci scrutavano contrariati. Abbiamo colto sfumature di superbia, di superiorità nel loro comportamento, abbiamo colto la intima loro soddisfazione per le nostre sconfitte. All’inizio ci siamo opposti all’idea di abbandonare quelle amicizie, volevamo in qualche modo recuperarle. Non siamo andati in collera davanti alle loro bordate, alle loro ostentazioni, al loro tono arcigno e imperioso. Corrucciati, con dissimulata stizza li abbiamo guardati con un sorriso forzato. Siamo andati avanti con l’amicizia ma con occhi bassi, mentre la nostra anima gridava per lo sdegno. Davanti a quello scempio spesso siamo rimasti impassibili. Abbiamo cercato di ridurre gli incontri per non sentire quel fastidio nelle viscere. Non li abbiamo ripresi, rimproverati. Poi abbiamo scoperto la loro assoluta superbia malvagia. Li abbiamo visti pavoneggiarsi, criticarci aspramente. Dopo tutta una serie di insulti, di ostentazioni, di rivalità stanchi, nell’assoluta disperazione, abbiamo gettato la spugna. Non abbiamo però pronunciato una sola parola, non abbiamo speso nemmeno una sillaba, non né valeva la pena, ci siamo limitati a non guardare più in faccia il superbo. Ci sono cadute le braccia e non abbiamo più parlato alla persona, abbiamo cambiato strada per non sentire ancora ingiurie, false giustificazioni. Le stelle superbe sono quelle che alla fine sono condannate alla solitudine. Spesso ci domandiamo se si rammaricano di aver perduto per sempre una amico prezioso e se sono così ottusi di credere solo in se stessi.

 

Ester Eroli

 

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