Le catene del cuore

L’arrivo della Pasqua è un po’ come quello del Natale.  Tutte le persone fanno buoni propositi, si mostrano espansive, caritatevoli. Nella chiese si fanno pacchi per le persone bisognose. L’adorazione al sepolcro è l’appuntamento principale per tutti i cristiani. Il giovedì santo si ripete il rito del lavaggio dei piedi in ricordo di quello di Cristo e la comunione sotto le due specie del pane e del vino. Ma con quale animo ci avviciniamo all’altare? Il nostro cuore è attraversato da correnti maligne, da perturbazioni. Il nostro cuore sussulta sotto il peso di peccati più o meno gravi. Non abbiamo perdonato a sufficienza, non ci siamo riconciliati con il fratello, abbiamo invidiato, pensato male, maltrattato. In alcuni casi abbiamo tradito, umiliato, mentito. Il nostro cuore si trascina avvolto in catene che lo trattengono, che impediscono la sua liberazione. E’ un cuore afflitto, dal sangue pesante, scuro di rabbia e dolore. Ci sono persone che si portano dietro un cuore stanco, altre che invece lasciano direttamente a casa il cuore, perché pensano che partecipare a una funzione basti per salvare l’anima. Si partecipa compatti a queste cerimonie corali, non sempre con buone intenzioni. Si continua a invidiare il vicino, a rubare, a offendere, a dividere. Non siamo portatori di pace, non aiutiamo gli altri, non pensiamo che a noi stessi. Queste cerimonie offrono l’occasione a certe ricche signore di sfoggiare abiti eleganti e anelli raffinati. Tutto si riduce a una cerimonia esteriore per molti, un rito che non cambia il loro cuore. Un cuore incatenato dalle passioni non si libera partecipando a una semplice funzione in chiesa. Il rito ci dovrebbe cambiare, far riflettere sul significato profondo della vita e della morte. Uscendo dalla chiesa dovremo essere convinti della salvezza, non solo individuale ma collettiva. La morte è stata sconfitta, non dovremo avere più paura. Invece continuiamo a tremare, a pensare che tutto finisce e conta solo il presente, contiamo, alla fine , solo noi. Ma proprio perché ci teniamo tanto a noi stessi che dovremo periodicamente, e a Pasqua, soprattutto fare un esame di coscienza approfondito per scoprire le zone d’ombra del nostro cuore. Dovremo fare un atto di umiltà e scoprire le nostre debolezze. Dovremo cercare di risanare le ferite del nostro cuore incatenato. Invece si continua a comprare nuove catene. In fondo il giorno dopo pasquetta è un giorno di lavoro, uno come tanti.


 

Ester Eroli

 

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