In passato le mamme odoravo di torta, di vaniglia, avevano i capelli striati di grigio, le mani rugose, il volto espressivo, il fazzoletto a fiori sulla testa, specie per andare in chiesa, lo scialle di lana sulle spalle. Erano legate al loro ambiente familiare. Le mamme erano tutte uguali, tutte materne, comprensive. Ora invece emerge un dato allarmante. Le mamme, le nonne sono esseri perennemente giovani, che non hanno una ruga, che il tempo ha conservato intatte, che indossano minigonne e tacchi a spillo. Sono donne dinamiche, che si appassionano al lavoro, che fanno sport, che studiano, che seguono mostre. Sono donne pratiche, battagliere, garbate, eleganti, disciplinate . Hanno le loro idee in testa, i loro progetti.
Molte sono manager, donne di comando che hanno molti dipendenti. Le donne in carriera si sono imposte con prepotenza. Sono donne fanatiche, spesso di troppe pretese. Amano il lusso, mostrarsi, amano le loro passioni che coltivano alla luce del sole. I nipoti, i figli sono disorientati. Si trovano davanti donne-sorelle, donne-bambine. Crescono quasi da soli, talvolta scapestrati. In fondo nessuno li segue, li riprende. I figli sono allo sbando mentre le loro madri sono eterne fanciulle in fiore. Nessuna allude mai al fatto di essere nonna. La cosa peggiore avviene quando le donne in questione si abbandonano a eccessi, a comportamenti inopportuni. Ad esempio intrecciano strane relazioni, fanno viaggi da sole, frequentano cattive compagnie, frequentano uomini adulti che hanno conosciuto ragazzi e che magari sono ex fiamme.
Le donne moderne vogliono prolungare la giovinezza perché la moda stessa è solo per i giovani. Le case di moda sono comprensive solo con i giovani. I figli si lamentano, talvolta si vergognano della propria madre o nonna. Non serve a niente le donne sembrano eterne figlie che non sono mai cresciute, che non si sono mai sistemate. Un giorno anche queste donne perennemente giovani invecchieranno e allora si alzerà un grido di dolore perché vedranno invecchiati anche i propri figli, senza averli mai goduti.
Ester Eroli