Le poesie in musica e l’esempio di Fabrizio de André

Le poesie in musica e l’esempio di Fabrizio de AndréCi sono canzoni considerate poesie, che sono vere metafore poetiche e sono entrate di diritto all’interno di vere e proprie antologie poetiche, anche scolastiche. Ci sono canzoni di alto livello artistico che ci colpiscono per la loro valenza poetica, per il loro risultato poetico. Ballate, recitativi, canzoni che affrontano temi spinosi, attuali, popolari, esistenziali e sociali, canzoni frutto di collaborazioni e sperimentazioni notevoli. Le poesie scritte da personaggi-geni sono anticonformiste, attuali, polemiche, mettono in crisi per i loro contenuti, si ispirano alla realtà cruda, hanno come protagonisti vinti, diseredati, oppressi, emarginati, ribelli, ghettizzati, amorali, si ispirano alla vita privata nella loro autonomia e originalità. Nel 1968 esce l’album “Tutti morimmo a stento” di Fabrizio de André, che nel 1969 venne tradotto anche in inglese. La raccolta, frutto di un attento progetto compositivo, fatta conoscere in vari tour, racchiude un prezioso recitativo ricco di invocazioni e atti di accusa alla società indifferente. Il recitativo cantato è in verità una poesia fatta in un linguaggio altamente originale, ispirato alla poetica di Villon. E’ un cantico dove si ammette la impossibilità di comunicare dell’uomo moderno. Il recitativo è stato musicato con una leggera e distesa musica dolce e pacata. Nella poesia si parla di uomini potenti, talmente potenti da ritenersi semidei, che vivono in castelli inargentati ma indifferenti a ciò che accade al resto del mondo. Il loro cuore non conosce pietà, rimorso anzi al posto del cuore hanno un salvadanaio. Tutte queste persone dabbene, sono ipocrite, giudicano senza vedere, senza sapere, convinte di essere nel giusto. Mentre loro passano il tempo ad accumulare onori e ricchezze la morte li spia da presso, e attende il momento opportuno per agire come il contadino aspetta paziente la maturazione del grano per effettuare con la falce la mietitura. Anche nei Vangeli spesso troviamo l’immagine simbolica della mietitura ossia del momento in cui tutto finirà e saremo chiamati a rendere conto delle nostre azioni. Invece i superbi con lo sguardo altezzoso si credono immortali e non sanno che la morte è in agguato. Dobbiamo sempre vivere ogni giorno come fosse l’ultimo e comportarci con la massima onestà.

 

Ester Eroli

 

Fabrizio De Andrè – Tutti morimmo a stento

 

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