L’entrata nel mondo nel lavoro ieri e oggi

L'entrata nel mondo nel lavoro ieri e oggiEntrare in un posto di lavoro, qualsiasi esso sia, è sempre un’esperienza completa, unica, importante. Nei primi giorni si respira l’ansia, si è presi da un moto di allarme, dalla paura di non riuscire a soddisfare le richieste del datore di lavoro. All’inizio si seguono delle guide, dei punti di riferimento. Ci si impegna con spirito di abnegazione per convincere il datore di lavoro a prenderci dopo il periodo di prova. Ci si rivolge ai superiori con tono pacato, mai indignato. Comprensivi con i colleghi, si risponde con cortesia evitando le solite risposte di rito. Si lavora anche nei giorni di festa, si fanno straordinari, si va a lavorare persino con la febbre per dimostrare attaccamento. Si trascura la vita privata a vantaggio di quella pubblica, come se si fosse sposato il lavoro prima di tutto. Prima di staccare dal turno si lascia tutto a posto. Si cerca di nascondere i propri difetti, di non farsi prendere dal panico davanti a un imprevisto, a un caso improvviso. Si accettano anche magri salari e la mancanza di ferie e permessi. Si dimostra rispetto verso i dirigenti anche se questi ci ignorano o maltrattano come cose da pochi soldi. All’inizio si lavora sodo, si impara ad amare la propria attività. Si mostra coraggio e dignità ammirevole, senza lasciarsi coinvolgere emotivamente. Lentamente ci si abitua agli orari, ai colleghi, alle regole, si acquista consapevolezza, competenza e migliorano anche le condizioni economiche e la possibilità di usufruire di permessi e ferie. Rimaniamo sconcertati invece quando viene assunta una nuova persona ai giorni nostri. Il nuovo arrivato sta sulle sue, è superbo, non saluta nessuno, non lascia neppure la porta aperta quando si entra insieme. Il nuovo arrivato non risponde, non dice nulla, è distratto e annoiato, non si interessa al nuovo lavoro. Si trascina con aria indifferente e soprattutto non tratta gli altri come esseri umani. L’interesse per il lavoro è scarso, tenuto in vita solo artificialmente con comportamenti di facciata. Il neo assunto è distante, si lascia andare a comportamenti meschini. E’ vero che le troppe chiacchiere sono state spesso nocive in alcuni ambienti di lavoro ed i giovani sono per questo prevenuti, ma addirittura tenere a bada tutti è eccessivo. Ancora una volta l’uomo non ha imparato pienamente cosa significhi realmente il giusto mezzo, quel camminare al centro evitando eccessi da ambo le parti. Non si può entrare al lavoro dando confidenza a tutti indiscriminatamente ma nemmeno chiudersi a riccio rifiutando ogni tipo di rapporto anche quello professionale. Il presentimento è che stiamo scivolando verso la mancanza di rispetto, una pessima forma di maleducazione che nessuno giudica come tale.

Ester Eroli

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