C’è chi poi ricorre all’uso di telecamere. Le conversazioni appaiono sempre artificiali come neve sintetica. I colloqui sono racconti senza passione. Anche nel cammino della cultura siamo stati assediati solo da immagini asfissianti. Ci sono corsi, quadri visibili ormai solo online. Le immagini sole sono entrate con sadismo nel nostro universo culturale. Siamo tartassati anche nella cultura dalla superbia della tecnologia. Spesso l’approccio alla cultura diventa di massa, non più individuale con tutte le conseguenze del caso. Le idee culturali innovative e sovversive viaggiano solo online, frutto di esperimenti di laboratorio. Chi non ha il pc può godersi ben poco del panorama culturale. Molti si sono addirittura intossicati, sono divenuti malati di dipendenza al pc. Intanto la fortuna di un artista è decretata online. Solo nei pc si tramanda la cultura. Siamo ormai orfani delle parole vere, intrappolati nelle immagini.
In passato l’esistenza noiosa, stanca delle casalinghe, che erano molte, era ravvivata dalla radio e in particolare dai romanzi radiofonici. Romanzi famosi venivano fatti in radio, scena dopo scena. Si potevano ascoltare le conversazioni, il rumore del caffè e della pioggia dietro le tende. Romanzi curati nei minimi dettagli, che affascinavano e stordivano. Erano un contatto con il mondo esterno, talvolta l’unico, fonte di ispirazione per la vita pratica. Le storie venivano raccontate con semplicità e correttezza. Si potevano ascoltare romanzi italiani e stranieri, commedie e tragedie. I romanzi italiani erano i più rappresentati perché si era un po’ diffidenti verso l’estero. Racconti di ambientazione nobile o rurale. Romanzi russi, francesi potevano essere ascoltati nella fascia oraria del mattino. Poi questa usanza si è un po’ perduta.
Poche radio si occupano di produrre romanzi. La mattina nelle case non c’è più nessuno, tranne qualche anziano sordo. Si è ereditato tutto, ma non certe tradizioni. Spesso ci prende la nostalgia per quel tipo di diffusione culturale, ma dobbiamo ricordare che ai nostri giorni le nostalgie sono considerate fardelli.
Ester Eroli