L’evoluzione sociale della specie umana

L’evoluzione sociale della specie umanaTutti noi viviamo incuranti spesso delle leggi di natura che pure agiscono nell’ombra, tramano alle nostre spalle, condizionano la nostra vita, tradiscono i nostri principi morali. Ignari viviamo come se nulla fosse, come se tutto ci fosse concesso gratuitamente in quanto specie umana superiore. Sui libri di scienza, tra i banchi di scuola, abbiamo spesso letto e studiato l’affasciante teoria ottocentesca di Darwin presente nel suo libro “l’origine della specie”. La teoria è quella della selezione naturale della specie. Teoria poi integrata con gli studi genetici di Mendel. Secondo lo studioso vengono conservate solo le variazioni individuali, anche genetiche, favorevoli alla specie. In altre parole una specie vivente evolvendosi favorirebbe, per una specifica legge di natura, la sopravvivenza dell’individuo più adatto all’ambiente, al luogo in cui vive. Nel susseguirsi delle generazioni tra le mutazioni genetiche casuali sarebbero favorite quelle che migliorano sensibilmente la specie, qualunque essa sia, umana o animale. Sopravvivono gli individui singoli che meglio si adattano all’ habitat, all’ambiente. Vengono favorite le diversità genetiche favorevoli alla specie. Le nuove generazioni vedono aumentare la frequenza di individui con caratteristiche ottimali. Nella competizione per l’esistenza si affermano le progenie superiori. Nella specifica circostanza è spesso l’ambiente stesso a selezionare le mutazioni. Vengono trasmessi prevalentemente i geni buoni e vincenti per far raggiungere alla specie un equilibrio, che si altera di fronte a un nuovo cambiamento ambientale che genera poi un nuovo fenomeno evolutivo. I cambiamenti climatici della terra come sappiamo furono la causa della estinzione sistematica dei dinosauri, di cui ci restano i resti fossili come testimonianza. Le giraffe con il collo lungo erano più abili a mangiare il cibo posto in alto sugli alberi e quindi trasmisero questa mutazione nel patrimonio genetico, che risultò vittoriosa. Gli ermellini hanno la capacità di mutare il colore del manto in rapporto alla stagione per difendersi da eventuali predatori e probabilmente in origine non avevano spiccata questa capacità. Gli ermellini sono un esempio vivente di animali geneticamente modificati, diversi dagli antenati biologici. All’interno di questo rigido sistema ovviamente ci sono rare eccezioni ed elementi fluttuanti, compromessi specie durante la fase di adattamento e in relazione anche alle esigenze della specie. La selezione ambientale ci appare rigorosa, spietata nella sua crudeltà e legata al concetto di ereditarietà, di riproduzione, di fertilità che favorirebbe la scomparsa definitiva dei geni negativi. Le specie si adattano all’ambiente e si adeguano, cambiano nel tempo. Con gli anni, i secoli possono persino mutare degli organi che conducono alla formazione di una nuova specie, distinta da quella di origine. La selezione sessuale è più visibile negli animali pensiamo alla scelta della femmina e alla competizione fra i maschi, ma è operante anche fra gli essere umani che senza farci caso sono indirizzati sempre verso la scelta di un compagno completamente diverso geneticamente. La pressione selettiva opera ogni giorno e ci schiaccia con il suo enorme peso. Nella vita pratica persone basse, grasse, vengono tralasciate, non scelte in favore di individui alti, magri, ben messi. La selezione non ha cuore, non ha orecchie, non guarda in faccia a nessuno, agisce indistintamente nell’ombra e miete le sue vittime come falce. Non è un caso quindi che alle top model è richiesto un fisico filiforme, quasi anoressico. Alle persone scartate, spesso non resta che consolarsi a vicenda. Nella visione scientifica l’uomo è solo una macchina, nella versione spirituale è un uomo dotato di dignità che merita rispetto.

 

Ester Eroli

 

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