Licei di periferia

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Da sempre i licei che hanno più valore nelle grandi città, nelle capitali sono quelli collocati nel centro storico, sia per quanto riguarda quelli classici, scientifici, artistici. Tuttavia negli ultimi tempi abbiamo assistito alla fioritura di scuole secondarie superiori anche nelle periferie e nelle estreme borgate. Per anni gli abitanti delle periferie si sono illusi dell’importanza di frequentare quelle scuole di cultura. Troppo tardi hanno compreso il significato di vivere nella periferia, di respirare la sua aria, che sa di ghetto, di esclusione. Le periferie per rivaleggiare con il centro storico si sono create, inventate le loro scuole di cultura che non hanno nulla a che vedere con quelle del centro dove si respira un’aria diversa, anche di superbia e presunzione. Bisogna comprendere che è stata una vera illusione senza mezzi termini. I professori migliori sono quelli che preferiscono il centro, per darsi importanza, per una questione di prestigio. Gli alunni del centro hanno l’aria snob, sono inquadrati già dalla famiglie, e respirano un’aria protetta, separata dal resto del mondo, vivono in una specie di nicchia. Nelle periferie invece si vive alla giornata, fra rabbia e voglia di imporsi, e genitori senza nome famoso che fa impressione solo a nominarlo. I ragazzi di periferia di talento hanno cercato di farsi strada, di farsi largo con ferocia e determinazione, hanno cercato di spiegare che siamo tutti uguali in fatto di intelligenza, di ragione, di mente . Intanto i figli di padri importanti sono finiti sui giornali, sulle riviste senza tanti sforzi. Superata la collera per le ingiustizie sociali dobbiamo ammettere che diplomarsi in una periferia non porta gli stessi frutti. Infatti ci capita di incontrare un amico che aveva studiato nel liceo vicino casa di grande cultura e intelligenza fuori dal comune e di vedere che non ha fatto nessuna carriera. Incredibilmente scopriamo un esercito di meccanici, parrucchiere, magazzinieri che prendono un misero stipendio. La loro intelligenza non è stata notata. L’unica spiegazione plausibile è che si sono preferiti i figli dei grandi licei. Non possiamo illuderci che tutto si possa aggiustare con il tempo. I figli dei licei di periferia sono rimasti quelli che erano, non hanno fatto carriera, sono rimpiombati nel silenzio con uno stato d’animo peggiore perché si sono illusi di mutare quello che resta pericolosamente immutabile. Troppe storie di periferia assillano la nostra mente per non credere a questi esiti. Chi vive nelle periferie ha anche la terribile punizione della illusione seguita da amara delusione. Non serve partire in quarta, mostrarsi risoluti, battere la testa ai muri . Il mondo bene minaccia sempre con la sua sola presenza. In futuro si spera solo che il sapere sia unico e che i licei siano tra loro alleati intenzionati a diffondere con calma la cultura, che non è prerogativa di pochi. Nessuno deve essere punito, rimproverato perché vive in periferia. Non è colpa di nessuno se qualcuno ha creato le periferie. In fondo siamo su questa terra di passaggio ognuno merita almeno una opportunità indipendentemente da dove è nato, è vissuto.

 

Ester Eroli

 

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