Lieta cattiveria

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Negli ultimi tempi sono sorte nuove mode che hanno soppiantato le vecchie. In passato se qualcuno avanzava nella carriera, prendeva un incarico, un titolo, riceveva una promozione particolare, un elogio eccezionale, di solito faceva una festa, un rinfresco, sia nel privato che con i colleghi. Il rinfresco era un  momento di incontro e divertimento. Di solito il fortunato riceveva regali e complimenti sinceri per la sorte benevola che le era piombata addosso. L’avanzamento di carriera era il coronamento di una vita di dedizione, di sacrifici, di impegni. Dopo aver fatto tutti i passi necessari si approdava alla promozione, raggiunta faticosamente.

Ai nostri giorni spesso si è promossi dopo pochi anni di lavoro. Dopo poco si spalanca l’abisso del guadagno, del successo.  Rapidamente si arriva al podio, senza palpitazioni e costanza. Certe promozioni sembrano fuori luogo specie quando viene premiato il più indisciplinato. Allora il fortunato, particolarmente nervoso, si muove con circospezione, senza scomporsi, si mostra tuttavia schivo, quasi selvatico davanti all’occhio scaltro dei colleghi, che scoraggiati, si mostrano anche rossi per la rabbia e viola per l’invidia. Il fortunato riceve occhiate di sdegno, attente frasi di sfida.

Con freddo cinismo chi avanza nella carriera non solo non festeggia, ma si isola e finisce per non salutare più nessuno. Tutti indistintamente non ricevono più il saluto. Per anni continuano a non salutare e a guardare gli altri con derisione. La loro risatina arguta dipende dal fatto che loro sono arrivati alla meta. Per gli altri ci sono solo bocche cucite, silenzio e chiusura. I vincitori salgono sul carro soli, non hanno bisogno di folle adoranti. Possono fare a meno del collega che fino a un attimo prima era compagno di stanza. Per lui c’è solo l’esclusione e una vita che non lascia traccia. Eppure salutare non toglie i titoli, non sottrae incarichi, non diminuisce ricchezze, non oscura bellezze, non offusca onori. Il saluto è una forma di educazione e rispetto, indipendentemente da quello che si possiede, dalla personalità che si ha. Il saluto è una forma di cordialità che scalda il cuore, rinfranca l’anima. Chi ottiene incarichi mostra solo il lato peggiore di sé, quello cattivo. La letizia per la vittoria  e per il successo è stemperata dalla maleducazione dimostrata che tutti prima o poi ricorderanno. Troppo tardi ci si accorge che tutto è vanità. Una volta spariti dal circuito del lavoro certi incarichi vengono dati tranquillamente ad altri.

 

Ester Eroli

 

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