Lo spirito delle gite scolastiche

Lo spirito delle gite scolasticheOgni anno le classi delle scuole, gli istituti nel passato organizzavano viaggi culturali e gite. Di solito erano per lo più viaggi di un giorno, con l’accompagnamento di uno o più insegnanti. Durante le gite gli alunni erano composti, desiderosi di apprendere, di studiare l’arte dei posti visitati, animati da buone intenzioni. Nessuno cercava di imporsi, di comportarsi in modo scorretto. Gli insegnanti venivano rispettati, i loro ordini accettati quasi con timore. Era bello vedere le scolaresche silenziose attraversare le vie cittadine, sostare negli atri dei musei. Gli insegnanti seguivano gli allievi perché si sentivano responsabili, per loro erano come dei figli. Colpiva sempre il loro sguardo tenero verso i ragazzi. Le gite erano momenti di apprendimento, di coesione, di rispetto, di conoscenza reciproca, momenti sublimi da ricordare. I ragazzi, illusi di cambiare il mondo, si sentivano vicini alla cultura che veniva propinata.


Poi l’atteggiamento è cambiato, tutto si è logorato. Le gite sono divenute la spia di un disagio esistenziale. Il benessere economico di qualche anno fa induceva a fare gite a largo raggio. Mentre prima si andava nelle città d’arte italiane, poi si è cominciato ad andare a Berlino, ad Atene per settimane. Gli alunni durante le gite si sono comportati come combattenti, si sono lasciati andare a violenze. La gita era solo un’occasione per condurre battaglie spietate. Si sono fatte risse, dispetti, furti. Gli atteggiamenti euforici hanno portato ad avere comportamenti sopra le righe. Gli alunni come leoni in giro hanno divelto piante, rotto panchine, sporcato monumenti. Molti astuti e agili hanno fatto dei furti negli alberghi. Ognuno come un soldato ha distrutto, ha rovinato con la faccia impassibile, senza tradire emozioni. Gli alunni sono divenuti insensibili, incapaci di attaccarsi a un posto, a una persona, incapaci di avere un comportamento normale.

Gli insegnanti dovrebbero vedere oltre le ombre e insegnare a vivere se ancora ci riescono. Gli insegnanti dovrebbero capire meglio il loro ruolo come i genitori. I genitori dovrebbero insegnare i valori, la morale, che non sono cose superate ma sono cose che servono per non finire in questura durante una gita o in un dirupo con la remissione della vita. Invece i ragazzi si sono ubriachi, sono tornati morti dalle gite. Gli alunni più cauti per paura sono rimasti a casa, hanno disertato le gite dopo i primi drammatici approcci. Durante le gite i disabili, i ritardati, i timidi ecc sono stati derisi e malmenati senza nessun intervento degli insegnanti. Ora di solito poi parte un solo insegnante, che si distrae, pensa ai fatti suoi, si assenta magari per vedere una partita.

Non c’è più sicurezza. Gli insegnanti non sono più utili nelle gite, non contano più le persone prima di risalire sul pullman. Gli insegnanti giovani si ubriacano insieme, sono alleati nelle marachelle. Ormai la situazione è sfuggita di mano, sta precipitando e allarmando l’opinione pubblica dopo la morte di vari studenti. Con cautela le gite vanno ridimensionate. Ci vuole più educazione, più rispetto degli altri, più comprensione. Il silenzio non salva, bisogna intervenire in modo massiccio, regolamentare, prima che le gite diventino solo occasioni per comportamenti fuorilegge. Alcuni propongono di non farle più, invece vanno fatte con la testa sul collo che è diverso.

 

Ester Eroli

 

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