A capo, ogni giorno invece, c’è sempre un uomo fidato del politico, una specie di braccio destro che appare sempre gentile, cortese, educato, svelto. Quest’uomo si mostra sempre altruista e generoso. Di solito riceve le confidenze di molte persone e si mostra disponibile, animato dalle migliori intenzioni. Gli incontri avvengono spesso più volte a settimana. Queste sezioni divengono un polo di attrazione vitale dove la gente si incontra, discute, si conosce, partecipa a anniversari e feste. A natale si fanno i brindisi di auguri e si stappa lo spumante. Non si fanno distinzioni sociali.
Con il tempo ci accorgiamo che è tutta apparenza. Nel momento in cui qualcuno chiede di essere aiutato per una questione importante, per un lavoro la musica cambia. Il capo in persona stesso, che appara ogni tanto, diventa reticente, sfuggente, nei discorsi allude alla sua mancanza di tempo, ai suoi impegni che lo portano lontano. L’uomo che noi abbiamo idealizzato, su cui abbiamo risposto la fiducia diventa infido, ingiusto, beffardo e crudele. Questa stessa persona che sembrava fatta di pasta di mandorle comincia a menar il can per l’aia, a non farsi trovare, commette gaffe ed errori pur di sfuggire. Si mostra spesso concreto e poco sensibile, intrigante, ineducato. Risponde in modo forte quasi aggressivo e distruttivo.
Spesso si chiede aiuto per un invalido, per un handicappato ma il risultato è sempre lo stesso perché il retroterra culturale è uguale per tutti. Il capo indiscusso non tenta neppure un compromesso, si dilegua, si nega al telefono. I pochi dialoghi che si hanno con lui sono laceranti. L’uomo arriva sempre comunque con aria trionfante, altezzosa, sfrutta la sua immagine di uomo politico, si mostra distante dai problemi tragici della gente. Non tradisce emozioni che di solito reprime. Di solito rimaniamo di stucco, celiamo a stento il disprezzo. Il primo moto è quello di fuggire via. Non ci sentiamo accuditi, difesi. Desideriamo solo punire quella faccia tosta. Vorremo contrastare l’avanzata in politica di quel pallone gonfiato ma non sappiamo come. Ci sentiamo paralizzati, con le mani legate. Non si arriva mai allo scontro perché ci arrendiamo prima. Allora ci chiediamo come mai le sezioni sono in sovrannumero, se poi non servono.
Sono solo un dispendio di denaro per il loro mantenimento. I cittadini dovrebbero risentirsi e creare autentici circoli culturali e politici vicini alle esigenze concrete dei cittadini. Le sezioni andrebbero aggiornate, rivoluzionate.
Ester Eroli